SALVINI E LA STRETTA DI MANO CON IL PLURIPREGIUDICATO

SALVINI E LA STRETTA DI MANO CON IL PLURIPREGIUDICATO

Mentre la salma di Antonio Megalizzi, giornalista italiano morto durante la strage di Strasburgo, tornava a Trento, Matteo Salvini postava la foto del suo pranzo su Facebook. Non era il luogo giusto per sciacallare, quindi il vicepremier non ha ritenuto opportuno farsi vedere da quelle parti. In compenso, visto che il suo compare Di Maio aveva già provveduto ad “abolire la povertà”, a lui, che è il ministro dell’interno, non restava che promettere di abolire la mafia. Ma non subito, che la mafia non è una cosa semplicissima da abolire, non è una faccenda che sbrighi in un attimo come ha fatto Giggino con la povertà.Qui nessuno ha la bacchetta magica amici (detto da ministro e, soprattutto, da papà, ovviamente).A lui, per abolire la mafia, serve tempo.Sei mesi, diciamo. Perché lui mica è un Borsellino o un Falcone qualsiasi, che perdono tempo, cincischiano, stanno lì per anni e alla fine li fanno pure fuori.No, signore e signori, lui è Capitan Felpa, lui in sei mesi cancella la mafia, la ndrangheta e come minimo pure un bel pezzo di camorra, così poi risparmiamo sulla scorta di Saviano. Nel frattempo, però, decide di farsi fotografare mentre parlotta amabilmente con Luca Lucci, un capo ultrà del Milan pluripregiudicato, recentemente condannato per traffico di droga.Perché una cosa è gonfiare il petto come un tacchino parlando di “mafia”, o salire a bordo di una ruspa per abbattere una villetta dei Casamonica protetto dall’esercito, un’altra è trovarsi di fronte a un criminale vero. In quel caso fa molta più paura, vero Matte’?Ti fa venire voglia di baciarlo e abbracciarlo per fargli vedere che sei dalla sua parte.Ma lui lo sa che stai dalla parte sua, tranquillo, non preoccuparti. E prima o poi lo capiranno anche gli altri.