CON GLI SLOGAN NON SI VA DA NESSUNA PARTE. PURE CON DRAGHI

CON GLI SLOGAN NON SI VA DA NESSUNA PARTE. PURE CON DRAGHI

Alcuni amici, che stimo molto, caldeggiano la nascita di un governo Draghi composto di tecnici, esperti ecc. senza particolare coloritura partitica. Obiettivo: affrontare con altra forza e visione la crisi economica, produttiva e sociale non meno insidiosa di quella sanitaria. Siccome la politica, al netto della propaganda, è fatta di cose concrete, vorrei provare a stare all’ipotesi su cui si insiste.Primo aspetto: chi apre la crisi del governo Conte? Diciamo il Pd e Italia Viva, con diverse motivazioni e toni, l’uno ringraziando l’avvocato per aver fronteggiato tutto sommato bene l’epidemia e l’altra con meno garbo e criticandolo apertamente, ma la crisi la apriranno assieme perché non possono permettersi di lasciare l’iniziativa all’altro.Bene. Quando si apre la crisi? A luglio? Solo se non riscoppia il contagio? In realtà, ancor l’emergenza sanitaria non è finita, non sappiamo come andranno le prossime settimane… Ad agosto? A settembre?Quando sia, e non è che la tempistica sia dettata da Frate Indovino, sarà un miracolo se in 20 giorni si realizzeranno i seguenti passaggi obbligati. Conte sale al Quirinale, si presenta dimissionario a una delle due Camere, entrambe svolgono un rapido dibattito sull’apertura della crisi, Mattarella consulta in tempi rapidi i partiti e i gruppi parlamentari, un solo giro, poi affida l’incarico mettiamo a Draghi, il quale convoca anche lui le forze politiche, tira giù uno scheletro di programma con i punti essenziali, sceglie la squadra, sobria, con ministeri accorpati, una dozzina di ministri, al Quirinale si tiene il giuramento, Draghi fa il discorso d’insediamento in parlamento, le due camere dibattono e votano la fiducia.Chi lo vota questo governo di salute pubblica, chi lo sostiene dove i governi nascono e muoiono, in parlamento? Diciamo che nella maggioranza politica del governo tecnico entrano Pd, IV, Leu o come ora si chiama, due terzi degli attuali parlamentari cinquestelle, Forza Italia. La butto qui: secondo me Fratelli d’Italia sceglie l’astensione (al Senato, dove gli equilibri sono più instabili e i margini più risicati, gli astenuti non vengono più conteggiati con i voti contrari), la Lega si colloca all’opposizione (salvo pochi casi di dissenso).Siccome l’approdo sarebbe Draghi per un governo con davanti un anno e mezzo o poco più, prima di salire in carrozza al Quirinale e di portarci alle elezioni politiche entro il 2022, in anticipo sulla scadenza naturale della legislatura, i mercati dovrebbero non innescare manovre speculative. Ma i partiti nell’anno e mezzo in cui Draghi goverma dovrebbero scannarsi e accordarsi su una nuova legge elettorale e relativi meccanismi territoriali, probabilmente un sistema proporzionale con quota maggioritaria (tipo Mattarellum) o soglia di sbarramento. La finiamo con la semi-finzione di indicare ed eleggere un presidente del Consiglio, così tutti i partiti potranno più adeguatamente indicarlo dopo gli scrutinii. Lo scenario attuale va in questa direzione per entrambi gli schieramenti, se vogliamo fingere che siano due campi compatti, essendo Berlusconi decotto se non altro per motivi anagrafici, Salvini una meteora che al Papeete ha perso qualsiasi chance concreta di entrare a Palazzo Chigi nonostante i finti occhiali e il ritorno della giacca e cravatta (mi pare, o sbaglio?, anche con meno toni di verde padano?), la Meloni improponibile e il centrosinistra privo di leader già pronti e spendibili (il presidente emilianoromagnolo incluso: la scena nazionale e internazionale è altra cosa).Facciamo un gioco: chi entra in questo governo?Interno: potrebbe restare Lamorgese, ha operato con equilibrio e occupa subito una posizione per le donne che qui in Italia proprio non riusciamo a trovare all’altezza…Esteri + Commercio estero: potrebbe essere un diplomatico ma si rischia, è giù successo, l’inconsistenza oppure un manager che conosca i grandi dossier economici globali.Giustizia: né un avvocato né un magistrato. Io ripescherei Flick. Oppure la Cartabia di cui non mi pare sia lontana la scadenza dalla corte costiuzionale.Economia: nessuno che potrebbe rivaleggiare con Draghi, per me dovrebbe prendere l’interim lui, sennò che SuperMario è?Difesa: non un militare, si aprirebbero troppe gelosie tra gli alti gradi e nelle diverse armi, se scegli uno della Marina si offende l’Aeronautica, se scegli un carabiniere si adombra l’Esercito e così via. Meglio un super esperto. Carlo Jean?Sviluppo: casella liberaAmbiente + agricoltura: bohIstruzione + Università + Ricerca: Elena Cattaneo se può mettersi in aspettativa.Trasporti + Infrastrutture: casella liberaCultura + Turismo: ripescherei il vecchio Paolucci.Lavoro: casella liberaSalute: terrei a riposo i protagonisti delle trasmissioni rv di questi mesi, essere un bravo clinico o un ricercatore stimato non equivale a saper gestire la nuova riforma della sanità irrinunciabile.Era solo un gioco, ma non è un gioco un punto politico essenziale. Alcuni pensano in realtà sia necessario indire non nuove elezioni nel 2022 ma, anche prima, in contemporanea quasi con il varo di un governo Draghi, indire elezioni per una nuova assemblea costituente (ovviamente su rigida base proporzionale, immagino) che metta mano a una profonda revisione della parte della Costituzione relativa all’ordinamento dello Stato.Credo di capire che in tale ipotesi la durata di un governo Draghi potrebbe/dovrebbe essere più lunga, per avere maggiori possibilità di risultati sul fronte economico e sociale. Ma allora bisognerebbe chiedere a Mattarella, tanto ormai il precedente c’è stato forzando a mio avviso lo spirito se non la lettera della carta costuzionale, di bissare il mandato. Non sono sicuro che accetterebbe, ha un altro modo di essere rispetto a Napolitano. Ma non si sa mai. La nuova Costituente potrebbe esaminare una riforma in senso presidenziale. Se fu esclusa dai padri costituenti perché si era appena usciti, a che prezzo, da un ventennio di dittatura, oggi non è detto che non siano rintracciabili fondati motivi per essere perplessi o contrari. Ma abbiamo smesso da tempo di credere ai totem e ai tabù e se ne può discutere serenamente.Credo che certi amici pensino di mandare Draghi al Quirinale con questo retropensiero. Certo una repubblica presidenziale non potrebbe mantenere l’attuale mandato settennale, più lungo dei quinquennio di una legislatura proprio perché il Quirinale non entrasse direttamente nel gioco politico-parlamentare. Ma con poteri cambiati cambierebbe anche questo elemento.Torno da dove sono partito in questa prolissa esercitazione: che Draghi ci assicuri una autorevolezza, una forza contrattuale, una visione che non ha eguali per rappresentare questa scarcagnata Italia sulla scena internazionale non c’è dubbio. Che la sua squadra di ministri (a proposito: tecnici anche i viceministri e i sottosegretari?) non si debba rompere la testa contro la famigerata “burocrazia” ho i miei dubbi. Non è che i tecnici hanno le dita magiche. Si può esssere un esperto inarrivabile e non saper gestire un ministero. Ma soprattutto io sono tra quelli che riiutano di additare la “burocrazia” come il nemico pubblico numero uno. Oggi è di moda prendersela con i burocratici, quando i politici latitano è un sport facile facile da praticare. Penso invece che gli uffici ministeriali a scendere devono per forza applicare le normative, le leggi, i decreti vari, le circolari e non sempre, neppure in epoca di pandemia, abdicare a certe regole e a certi vincoli può essere un buon affare. Da quando avevo una leggera peluria sulle labbra sento parlare di delegificare, sburocratizzare, semplificare. Mettiamo la bandiera della autocertificazione. Ottimo. Ma per essere una cosa seria e non un fate-ognuno-come-vi-pare i competenti uffici che dovrebbero controllare a cose fatte dovrebbero crescere di personale, di competenze, di tecnologie. Con gli slogan non si va da nessuna parte. Pure con Draghi.