DAL CENTENARIO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI PAOLO II, LA STORIA DEL MONDO

Dal centenario della nascita di Giovanni Paolo II, il Papa forte, energico, inarrestabile ma poi, a lungo dolente, malato, affaticato, impedito la storia del mondo, del nostro mondo nel secolo breve. “Discusso, osannato, criticato, ascoltato, temuto ed infine santificato questo il destino di un Papa che ha attraversato il secolo breve della Terra scompaginando equilibri basati sul terrore, disfacendo ideologie totalitarie e instillando il dubbio che quanto rimanesse vincente delle ceneri, delle macerie dei Muri, del comunismo, non fosse la soluzione, non fosse nel destino degli uomini.Papa Giovanni Paolo II, che oggi ricordiamo nel centenario dalla sua nascita, è stato il 264º papa della Chiesa cattolica fu eletto papa il 16 ottobre 1978 prendendo il posto a quell’Albino Luciani che solo dopo 33 giorni di pontificato, andò alla casa del Signore, dopo aver prospettato di rivoltare come un calzino il sistema del potere temporale della Chiesa Romana. Il Papa straniero, il papa Polacco, quello che venne da oltre cortina ebbe il compito prendere il posto di quel Pontefice dal sorriso limpido che nel corso dell’Angelus del 10 settembre del 1978 volle racchiudere il senso della Fede in poche, semplici ed indimenticabili parole: «Noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile. È papà; più ancora, è madre.» Al suo posto, il 14 ottobre di quell’anno, la Chiesa riunita in Conclave volle «un nuovo vescovo di Roma… chiamato da un paese lontano» che dimostrò immediatamente di essere in grado di superare le diffidenze degli italiani, che vedevano per la prima volta da lungo tempo un pontefice straniero, dicendo «se mi sbaglio mi corrigerete!». Un papa giovane, forte, sportivo, con le idee chiare in mente che pochi giorni dopo, nel corso dell’Omelia di inizio pontificato, racchiuse il senso politico e religioso della sua Missione al soglio di Pietro: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!» Una indubbia personalità che contribuì allo sfaldamento del comunismo ma che limitò il rinnovamento della Fede perché spesso si trovò ad osteggiare tutti quei movimenti, quelle pulsioni innovatrici che facevano capo alla Teologia della Liberazione o comunque riportavano alle origini evangeliche della Parola.Per tutti valsero le osservazioni del teologo cattolico Hans Küng che indicò le contraddizioni del Pontificato di Giovanni Paolo II, nel costringere milioni di credenti a una drammatica «crisi di speranza» e per una sostanziale e grave accusa:“predica i diritti degli uomini all’esterno ma li ha negati all’interno, cioè ai vescovi, ai teologi e soprattutto alle donne”.Accuse che non minarono, la grande popolarità, il carisma e che poi alla sua morte, non impedirono beatificazione, il 1º maggio 2011 e dopo la santificazione il 27 aprile 2014, insieme a papa Giovanni XXIII.Un Papa ben più politico dei suoi predecessori, ben più schierato:“Quando parlo del limite imposto al male, – ebbe a chiarire Wojtyla – penso innanzitutto al limite storico che, ad opera della provvidenza, è stato imposto al male dei totalitarismi che si sono affermati nel XX secolo: il nazionalsocialismoe, poi, il comunismo marxista”. Ma ad allentare le critiche al pontificato di Papa Giovanni svettano, nel suo pontificato, discorsi, documenti ed incontri di portata epocale come quando, il 9 maggio 1993, lanciò da Agrigento il suo anatema contro i mafiosi invocando la loro conversione. Dalla Valle dei Templi partì forte il suo grido «Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio». Accanto a lui c’era l’arcivescovo di Agrigento, Carmelo Ferraro, che poi raccontò che il motivo di quella che risuonò come la scomunica ai mafiosi. Era stato un incontro intimo, devastante con i genitori del giudice Livatino e con i familiari del giudice Saetta, entrambi trucidati dalla mafia. Un vero anatema rimasto storico per l’oltraggio alla vita umana, in ogni sua fase e più in generale contro chi ambisce per proprio egoismo alla distruzione di una intera società. Il suo successore, il papa venuto dalle periferie del mondo, in questa giornata di memoria, ha voluto riconoscere il grande spessore di Giovanni Paolo II:Karol è stato un dono straordinario di Dio alla Chiesa e alla Polonia, un santo “segnato dalla passione per la vita e dal fascino per il mistero di Dio, del mondo e dell’uomo. E infine “un grande della misericordia” che ha ricordato a tutti che le prove della vita, e lui ne ha avute tante, si superano “solo basandosi sulla potenza di Cristo morto e Risorto”, “entrando in Lui” con tutta la propria vita. Papa Francesco ha ricordato il predecessore “come un grande della misericordia: penso all’Enciclica Dives in misericordia, alla canonizzazione di santa Faustina e all’istituzione della Domenica della Divina Misericordia:“Alla luce dell’amore misericordioso di Dio Lui coglieva la specificità e la bellezza della vocazione delle donne e degli uomini, capiva le necessità dei bambini, dei giovani e degli adulti, considerando anche i condizionamenti culturali e sociali. Tutti potevano sperimentarlo. Anche voi oggi potete sperimentarlo, conoscendo la sua vita e i suoi insegnamenti, disponibili a tutti anche grazie a internet”.Il Pontefice che il 27 aprile 2014 ha canonizzato Giovanni Paolo II insieme a Giovanni XXII ha voluto ricordare poi come “l’amore e la cura per la famiglia” sia un tratto caratteristico del suo santo predecessore. “Il suo insegnamento – ha ricordato – rappresenta un sicuro punto di riferimento per trovare soluzioni concrete alle difficoltà e alle sfide che le famiglie devono affrontare ai nostri giorni”. Le difficoltà, il dolore, il calvario lungo, difficile della malattia che lo minò nel corpo e nella mente, sono parte del cammino.Sono la prova che si supera solo basandosi sulla potenza di Cristo morto e risorto. E qui il Francesco riporta le parole san Giovanni Paolo II nel documento dedicato a Cristo Redentore: “L’uomo che vuol comprendere sé stesso fino in fondo” deve, “con la sua inquietudine” anche “con la sua debolezza”, “con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto sé stesso”. San Giovanni Paolo ad Agrigento mentre lancia l’anatema contro i mafiosi