GIULIO GIORELLO, IL POPPER NOSTRANO

Ho notato in tutti gli obituary letti la mancanza totale di ogni riferimento a Karl Popper. Giorello l’ha portato in Italia alla fine degli anni 70, nel senso che l’ha spiegato quando pochissimi l’avevano (mal) compreso dalle letture affrettate di articoli apparsi su giornali e riviste inglesi. Giorello è stato il primo a introdurlo e a insegnarlo in Italia, gettando letteralmente scompiglio in quello che lui chiamava il pensiero trascendentale, ossia marxismo, psicanalisi e cattolicesimo, tutti i mostri sacri della cultura. Ricordo Giorello scrivere dicendo in faccia ai massimi luminari della filosofia marxista di allora, Geymonat, per esempio, ma anche alla chiesa di Wojtyla, basata su certezze tradizionali, alla psicanalisi di Franco Fornari, che le loro culture di riferimento non avevano alcuna base scientifica perché non seguivano il metodo della falsificazione. Ossia, chi enuncia una tesi, spiegava Giorello-Popper, dovrebbe essere così intellettualmente serio da provare onestamente a verificare con controprove se regge. Ci volle parecchio tempo alla la sinistra per riuscire a capirlo e a digerirlo, i cattolici ancora non ci sono riusciti, ma vinse lui, in capo a 20 anni nessuno più discute contro Popper. Di Popper ho letto “Platone totalitario”, dove il grande filosofo greco viene fatto a a pezzi. Di Giorello ricordo interventi miranti a non spaventare troppo gli accademici italiani, spiegare che il trascendente ha la stessa dignità dell’ateismo assoluto, giacché nemmeno la non esistenza di Dio possiamo provare.