MISSISSIPPI BURNING, IL VOLTO PEGGIORE DELL’AMERICA

MISSISSIPPI BURNING, IL VOLTO PEGGIORE DELL’AMERICA

Questo film, due ore in apnea per i contenuti, racconta un fatto vero accaduto nel 1964. Due attivisti per i diritti civili nel Mississippi furono uccisi da un gruppo di delinquenti con a capo il vicesceriffo della contea di Neshoba con la copertura dello sceriffo e l’omertà della comunità “bianca”.Alla fine, vinse la legge ma per fare ciò gli inquirenti dovettero ricorrere anche a metodi poco ortodossi, suggeriti da uno dei due inquirenti stufo dell’omertà locale, utilizzando tutti i mezzi possibili, dalla coercizione al ricatto, per incriminare gli autori degli omicidi accusandoli di cospirazione e violazione dei diritti civili, gli unici reati federali punibili poiché lo Stato del Mississippi rifiutò di accusare gli assassini per omicidio. Gli inquirenti riuscirono però comunque a mettere sotto processo i mandanti e gli esecutori dei delitti, ottenendone poi la condanna per tutti.Questo film, rivisto oggi spiega come nulla sia cambiato in certi stati degli Usa dove la discriminazione è ancora viva nonostante siano trascorsi 56 anni da quel fatto con le stesse condizioni di vita per gli afroamericani.L’uccisione di George Floyd per mano di un poliziotto, con i suoi colleghi che assistevano alla scena senza intervenire ci riporta indietro ai tempi appunto del film citato solo che, a differenza di quel 1964, oggi si è alzata una dura protesta scoppiata in quasi tutti gli USA e in tanti paesi del mondo, Italia compresa, contro il razzismo, questa volta con una partecipazione in massa degli americani stessi, a dispetto dell’omertà che per anni ha vissuto nell’indifferenza quasi a protezione di comportamenti come quello che è sfociato nella morte di Floyd.Proteste vibrate anche contro il presidente Trump che ha preso provvedimenti da dittatore, come se il paese fosse sotto assedio richiamando in campo la Guardia Nazionale e l’esercito. Questo ha provocato critiche da quasi tutto l’establishment a stelle e strisce. Emblematico il dissenso dei generali, notoriamente quasi tutti repubblicani, che si sono dissociati dai provvedimenti restrittivi del capo della Casa Bianca. Perfino il Generale Colin Powell, già segretario di Stato ai tempi di George W. Bush Jr. ha dichiarato che non voterà per Trump alle prossime elezioni del prossimo novembre, unitamente allo stesso George Bush Jr. e ad altri senatori repubblicani.Un altro segnale che qualcosa finalmente sta cambiando è la partecipazione alle proteste di piazza di una gran parte delle forze di polizia.Ed è questa la speranza di tutto il mondo civile che con queste proteste si arrivi alla fine di ogni discriminazione, che si parli di eguaglianza, di diritti dell’uomo inalienabili indipendentemente dal colore della pelle, dalla condizione, dal sesso, da ogni genere di orientamento trasformando in realtà quel “I have a dream” che Martin Luther King invocava a Washington in una manifestazione antirazziale che fece epoca.Significative le parole espresse da uno dei miti del basket americano Kareem Abdul Jabbar: “Il razzismo in America è come la polvere nell’aria. Sembra invisibile, anche quando ti sta soffocando, fino a quando non lasci che entri il sole. È solo in quel momento che realizzi che è dappertutto. Fintanto che continuiamo a far splendere quella luce, avremo la possibilità di pulire ovunque si posi. Ma dobbiamo rimanere vigili, perché è ancora nell’aria. (Los Angeles Times 31 Maggio 2020).