STRAGE DI USTICA, I PILOTI VIDERO

STRAGE DI USTICA, I PILOTI VIDERO

Decenni per distruggere quel muro di gomma che separa la verità dalla strage nei cieli di Ustica. Ed ogni volta pezzetti di verità che vengono a galla lasciando negli animi accrescere la convinzione, amara, di uno Stato diventato esso stesso da vittima a complice di quella tragedia.Una nazione vittima di quegli eventi perché probabilmente, in larga parte, inconsapevole di quei giochi di guerra che si svolgevano nei suoi cieli. Ma anche un Paese complice, in modo devastante, per aver nascosto, coperto, deviato tutte quelle verità che aveva possibilità di conoscere.Di nuovo, all’approssimarsi dell’ennesimo anniversario, ecco nuovi tasselli che sciolgono anche quegli ultimi dubbi che certi ambienti continuano ad alimentare.È l’ennesimo velo che si squarcia che fa comprendere di quanto la verità fosse a portata di mano e che probabilmente nessuno ha voluto vedere.Ancora una volta tocca ad un giornalista (Finocchiaro), ad una inchiesta questa volta della Rai che si basa su un elemento che pare tremendamente banale, assurdo. Per una via che se pensiamo bene non sarebbe mai stata percorsa fino ad oggi.Per delle parole finora ignote, o meglio ignorate che a quanto pare, solo adesso vengono portate alla luce grazie ad una ottimizzazione e ripulitura dei nastri di registrazione dei dialoghi avvenuti all’interno della cabina di pilotaggio di quel tragico volo. Parole che appunto suonano come tragica conferma di una verità difficile da provare per i troppi depistaggi, per una verità troppe volte mascherata.Quello che trasformò quel volo in Strage di Stato non fu un cedimento strutturale, un errore dei piloti, non fu una concomitanza di fatalità e neppure, adesso viene da ribadirlo con forza, una bomba collocata a bordo.Si, perché adesso possiamo ascoltare distintamente, un attimo prima del silenzio totale, quell’ultima frase che non lascia più dubbi: “Guarda … cos’è?”.“Solo” questo diventa pubblico oggi, “solo” questo lascia intendere che qualcosa arrivò improvviso, devastante, da fuori e dopo del quale solo morte e distruzione seguirono. Non è certo una rivelazione che scompagina certi indirizzi alle indagini ma è la conferma che troppi hanno lavorato per nascondere il più a lungo una verità sempre più inconfessabile.Parole che hanno fatto ribadire un concetto molto chiaro a Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti vittime di Ustica:“Troppi uomini dello Stati hanno mentito”, ha detto a commento di quelle ultime parole del pilota del velivolo abbattuto sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980.Quella sera, poco dopo le 20, il volo Itavia IH870 era partito da Bologna e diretto a Palermo. Improvvisamente era sparito dal contatto radar all’altezza dell’isola di Ustica.Era partito l’allarme ma solo dopo molte ore di ricerche, alle prime luci del mattino, in quelle acque erano stati avvistati i primi corpiEra seguita una terribile conta, risulteranno essere 81, tutti quelli che erano sul volo tra passeggeri e personale di bordo. Tragedie familiari e personali e le prime tentazioni di sviare le colpe, puntando l’indice verso una qualche fatalità contro la stessa compagnia aerea che poco tempo dopo si ritroverà, abbandonata da tutti, a fallire.Lentamente frammenti di verità verranno alla luce, evidenziando scenari di guerra di cui il nostro Paese si è ritrovato a farsi luogo di combattimenti di grandi e piccole potenze che usavano il nostro spazio aereo a proprio piacimento. Per decenni le indagini si sono susseguite e anche l’ultima inchiesta, quella bis contro ignoti aperta dalla procura di Roma, non ha portato i risultati sperati. Le numerose rogatorie internazionali indirizzate a Stati Uniti, Belgio, Germania, Francia e governo transitorio della Libia (dopo la caduta del regime di Gheddafi) che la procura di Roma ha avviato negli anni scorsi, non hanno consentito di arrivare a risultati concreti: alcuni Paesi hanno fornito informazioni senza alcuna rilevanza penale mentre altri hanno totalmente ignorato la richiesta. La strage di Ustica resta ancora, dopo 40 anni, ufficialmente senza responsabili ma adesso la ripulitura del nastro registrato a bordo può ridare nuovo slancio alle indagini.