ISTAT. PRIMO TRIMESTRE 2020, 101MILA OCCUPATI IN MENO

L’Istituto Nazionale di Statistica ha appena diffuso un comunicato stampa nel quale comunica l’aggiornamento delle stime sulle ore lavorate, nonché retribuzioni, redditi da lavoro dipendente e unità di lavoro. L’Istituto precisa che i dati al riguardo sono stati pubblicati il 29 maggio nel contesto dei ‘Conti economici trimestrali’ relativi al primo trimestre dell’anno in corso, si tratta quindi di un aggiornamento dei dati e, com’è ovvio immaginare in una simile congiuntura economica, non si tratta di valori che indicano cambiamenti in positivo. I dati rilevano un crollo delle ore lavorate, causa lockdown, a cui segue il boom degli interventi con gli ammortizzatori sociali. Molto colpiti i contratti a termine, che risultano essere 123 mila in meno. Intanto aumentano gli inattivi, che salgono a 290mila in più nel volgere di un anno. Cali rilevanti nel settore agricolo, con -2,4% (silvicoltura e pesca), nel settore industriale che registra un crollo dell’8,9%, tra i più danneggiati, quello delle costruzioni con -9,9%. Nei servizi la contrazione è dell’ordine del 7,3%. L’Istat precisa nel comunicato che “le dinamiche del mercato del lavoro misurate nel primo trimestre 2020 risentono, a partire dall’ultima settimana di febbraio, delle forti perturbazioni indotte dall’emergenza sanitaria.” Nel primo trimestre 2020 – secondo i dati rilevati – l’input di lavoro, sulla base delle ore lavorate, registra una rilevante diminuzione, sia nei confronti del precedente trimestre (-7,5%), che rispetto allo stesso periodo del 2019 (-7,7%). Questi movimenti sono in linea con la fase di contrazione eccezionale dell’attività economica, legata com’è noto all’emergenza sanitaria ancora in atto, che ha fatto rilevare una flessione del Pil dell’ordine di -5,3% su base congiunturale. Considerando l’offerta del lavoro, nel primo trimestre dell’anno in corso, il numero di persone occupate cala in termini congiunturali: -101 mila unità – ossia -0,4%, l’Istat precisa che si tratta del riflesso dovuto all’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato e del crollo di quelli a termine e degli indipendenti. Il tasso di occupazione è pertanto pari al 58,8%, in calo di 0,2 punti rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno. Al netto della stagionalità, nel mese di aprile scorso, l’impatto emergenza Covid è più evidente, e infatti gli occupati calano di ben 274 mila unità, in termini percentuali di -1,2% in linea tendenziale rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il tasso di occupazione diminuisce e si porta al 57,9%, in un mese la contrazione è di -0,7 punti. Per quel che concerne il ‘confronto annuo’, l’Istituto rileva che per il dodicesimo trimestre consecutivo, diminuisce il dato relativo alle persone in cerca di un’occupazione, sono infatti 467mila in meno in un anno, ossia – 16,3%. Aumenta anche il numero degli inattivi, ossia coloro che non risultano alla ricerca di un’occupazione, tra i 15-64 anni: sono 290 mila in più in un anno, pari in termini percentuali a +2,2%. Risulta in calo il tasso di disoccupazione, sia rispetto ad un anno fa che al trimestre precedente, e si porta in linea del tasso di inattività di persone tra i 15 e i 64 anni, sempre inteso come andamento congiunturale e tendenziale. Per quel che riguarda le imprese in rilievo nel mercato del lavoro la diminuzione della domanda su base congiunturale, con un calo delle posizioni nel lavoro dipendente, pari allo 0,5% sul trimestre precedente, ma resta un aumento su base annua dello 0,6%. L’Istituto precisa che le indagini statistiche volte ad acquisire le fonti di natura amministrativa per fini statistici, hanno risentito degli ostacoli derivanti dalla situazione di emergenza sanitaria, la quale ha creato difficoltà nella raccolta dei dati di base. Per l’elaborazione sono state pertanto messe in atto azioni correttive che hanno consentito la valutazione e la diffusione dei dati riguardanti il primo trimestre dell’anno in corso. In ogni caso le stime del comunicato sono da considerarsi ‘provvisorie’, anche per ciò che attiene alla coerenza di alcuni indicatori che provengono da diverse fonti, e che sono suscettibili di revisioni sulla base di ulteriori analisi, secondo le informazioni più complete che si renderanno disponibili.