LA MADRE DI ERNESTO. OGGI 14 GIUGNO NASCITA DI CHE GUEVARA

Avrei dovuto capirlo, avrei dovuto cogliere in quello sguardo la luce di un Oltre che non mi apparteneva. Capii molto tempo dopo , come Maria la madre del Cristo , cosa celava quello sguardo che non riusciva a trattenersi nel Tempo, neppure su di me dal cui amore era sgorgata la sua vita. Colpa mia! Colpa mia! Se lo ripete sempre una madre, persino quando l’orgoglio per la grandezza del figlio travalica il semplice amore materno. Ero stata io a parlarti di libertà. Io a dirti, quando felice catturavi un insetto:- rimettilo nel suo mondo, non tarpare le ali alla Vita- E tu improvvisamente corrucciavi la fronte. Non per il disappunto di dovere donare la Libertà a un piccolo essere. Ma per il dolore di avergliela negata nello slancio del bimbo nei cui occhi è ancora un gioco la Vita e la Morte. Colpa mia! Colpa mia! Nei lunghi giorni in cui eri malato ti facevo io da precettore. Io con le mie malsane idee rivoluzionarie e mentre giocavi a scacchi con tuo padre, ricordo ancora lo scacco matto e il tuo sorriso nell’abbattere quei re e quelle torri. Cavaliere in Libertà saresti sempre stato. Neppure l’affetto più caro avrebbe imbrigliato quell’animo indomito.Medico? Oh, sì fui felice della scelta. Curare. Salvare. Era questo il destino scritto in quelle manine, in quei piedini che avrebbero percorso i sentieri del mondo e sofferto freddo, caldo, le zanzare delle foreste, delle paludi, delle prigioni. Volevi liberare dal male. Egoisti gli esseri umani. Indifesi, poveri, derelitti, ti chiedevano -Libera nos a malo- E medico lo eri davvero. Bisturi e fucile. L’ossimoro del tuo esistere! Vincere sulla morte curando un ferito. Sparare in nome di una Salvezza più grande. Che gorghi dentro la tua anima ! A risucchiare dolore, morte, sofferenza. A sputare fuori voglia di fare, di lottare fino in fondo per ciò in cui su crede. Senza mai perdere la tenerezza. -Sono umano, mamma. Sono umano. Soffro, sorrido e amo- Sì, umano, figlio mio, ma dell’Oltre. Di quell’ incoercibile anelito che non fa indietreggiare dinanzi al pericolo, che non sa fare addizioni o sottrazioni fra il dare e l’avere, sa solo dividere il suo cuore, il suo tempo, la sua Vita. Colpa mia! Colpa mia! Avrei dovuto farti nascere altro da te! Lo ripetevo ogni volta che il mondo aguzzino restituiva cadaveri a te vicini. Lo ripetevo davanti allo specchio che insieme alle rughe mi restituiva l’immagine di te così simile a me. Non vi è orgoglio e fierezza dentro l’animo di una madre che piange un figlio morto, anche quando è morto per una Donna, la Libertà che ha sempre il volto scarlatto. Ma vi è orgoglio e fierezza nell’animo di questa madre che sorride sempre per averti fatto nascere così. Mio Che per sempre.