LA VIA CRUCIS DI UN MONDO CHE NON VUOLE LA SALVEZZA

Per la Via Crucis del Venerdì Santo ecco le meditazioni che risuoneranno lungo quel cammino verso il Colosseo. Ed in questo 2019 le riflessioni che ci accompagneranno verranno prese dagli scritti di suor Eugenia Bonetti. È stata chiamata lei, infatti, a questo compito difficile dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Suor Eugenia ha subito risposto sì “anche perché il dire no– ha dovuto spiegare sorridendo – non era contemplato”. E nel rispetto di questo compito ha voluto calarsi ad una profonda attenzione al “clima” del nostro tempo. Suor Eugenia ha voluto raccontare che il suo sogno sarebbe quello di fare del Colosseo, luogo di sofferenze del passato, vero centro di raccolta dei dolori di tante donne “senza volto, senza nome, senza speranza, trattate solo come usa e getta”. Per suor Eugenia tutti siamo chiamati alla responsabilità perché ci sono “enormi guadagni sulla pelle dei poveri, tutti – afferma – ci mangiano tranne loro”. “Non è lecito distruggere la vita di queste persone”. Dalla sua esperienza suor Eugenia ricorda i suoi 24 anni in Kenya “tra i giovani che desiderano un futuro”; del suo rientro in Italia in un centro di ascolto per immigrati. “Io non volevo stare lì, il mio posto era in Africa”. Ma è l’incontro con Maria, una giovane prostituta, a cambiarle la vita. “La mia conversione passa nei singhiozzi di questa donna che era venuta a chiedere aiuto ma io non avevo tempo per ascoltarla perché iniziava la Messa. Mi ha accompagnato in chiesa, tutti mi guardavano perché era strano vedere una suora insieme ad una ragazza di strada. Mentre pregavo ho sentito il suo pianto, lei era uscita dalla Messa perdonata, io sconvolta tanto da non dormire la notte. Il Signore mi aveva indicato la via da seguire”. Da lì il suo impegno a salvare le donne che in tante riconoscono e chiamano “mamma”. Per la Via Crucis di quest’anno Suor Eugenia, presidente anche dell’Associazione “Slaves no more”, ha deciso idealmente di percorrerla“insieme a tutti i poveri, agli esclusi dalla società e ai nuovi crocifissi della storia di oggi, vittime delle nostre chiusure, dei poteri e delle legislazioni, della cecità e dell’egoismo, ma soprattutto del nostro cuore indurito dall’indifferenza”. Vale la pena di entrare, se pur sommariamente, in questa Via Crucis del Venerdì Santo del 2019. Suor Eugenia, nella prima Stazione porrà al centro dell’attenzione il controverso personaggio di Ponzio Pilato. Una figura che oltretutto evidenzia la necessità di maggiori attenzioni e per quanti credono anche di una preghiera “per coloro che ricoprono ruoli di responsabilità, perché ascoltino il grido dei poveri” e “di tutte quelle giovani vite, che in modi diversi, sono condannate a morte dall’indifferenza generata da politiche esclusive ed egoiste”. In Gesù che prende la croce, c’è invece l’invito a riconoscere “i nuovi crocifissi di oggi: i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a vivere nelle baracche ai margini della nostra società, dopo aver affrontato sofferenze inaudite”. Ma il pensiero va anche ai bambini “discriminati a causa della loro provenienza, del colore della loro pelle o del loro ceto sociale”. Di fronte a tutto ciò l’esempio da seguire è quello di Cristo che parlava di servizio, perdono, rinuncia e sofferenza, manifestando con la sua vita “l’amore vero e disinteressato verso il prossimo”. Nelle Stazioni di Gesù verso il Calvario, suor Eugenia Bonetti riconosce diversi episodi di cui è stata testimone; nell’incontro con Maria intravede le “troppe mamme che hanno lasciato partire le loro giovani figlie verso l’Europa nella speranza di aiutare le loro famiglie in povertà estrema, mentre hanno trovato umiliazioni, disprezzo e a volte anche la morte”; in Gesù che cade per la prima volta, fragilità e debolezza umana sono spunto per ricordare i samaritani di oggi che si chinano “con amore e compassione sulle tante ferite fisiche e morali di chi ogni notte vive la paura del buio, della solitudine e dell’indifferenza”. “Purtroppo molte volte oggi non sappiamo più scorgere chi è nel bisogno, vedere chi è ferito e umiliato – scrive la religiosa della Consolata –. Spesso rivendichiamo i nostri diritti e interessi, ma dimentichiamo quelli dei poveri e degli ultimi della fila”. È allora che c’è da chiedere a Dio di aiutarci ad amare e a non essere insensibili al pianto, alle sofferenze e al grido di dolore altrui. L’ultima Stazione che condurrà i cristiani al Sepolcro di Gesù, infine, ci porterà a pensare ai “nuovi cimiteri di oggi”. A quei luoghi che troppo spesso vergono nascosti al nostro cuore, ai nostri occhi. A quel deserto e i mari, testimoni muti dove oggi trovano dimora eterna “uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare”. Tutto questo: “Mentre i governi discutono, chiusi nei palazzi del potere – scrive suor Eugenia Bonetti – il Sahara si riempie di scheletri di persone che non hanno resistito alla fatica, alla fame, alla sete” e il mare si è trasformato in una “tomba d’acqua”. E allora l’auspicio è che la morte di Cristo possa “donare ai capi delle Nazioni e ai responsabili delle legislazioni la consapevolezza del loro ruolo a difesa di ogni persona” creata a immagine e somiglianza di Dio, e che la sua resurrezione “sia faro di speranza, di gioia, di vita nuova, di fratellanza, di accoglienza e di comunione tra i popoli, le religioni e le leggi Cancellando così l’idea di un mondo, il nostro, che non vuole la salvezza