GLI INAFFIDABILI

Ieri a lodarli, a finanziarli, a decantare la salda compattezza delle soldataglie libiche pronte a custodire le nostre frontiere, pronte a farsi guardiane, per nostro conto, degli sventurati nel mare e nei lager nel deserto.Oggi, invece, quegli stessi diventano il pericolo, la nuova paura, un ricettacolo di terroristiC’è il rischio della semplificazione, ma non più di tanto, perché gli alleati libici ormai, nel volgere di pochi giorni, sono ormai diventato un peso. È lo stesso premier Conte e subito dopo il ministro dell’Interno a rendere evidente che ormai pareva ieri una provocazione oggi sembra ormai diventata una realtà.Ormai pare chiaro che regni una inaffidabilità di rapporti degli uni nei confronti degli altriSono lontani i tempi della conferenza internazionale sulla Libia, organizzata, con tanti fasti a Palermo, lo scorso novembre.Sono lontani i tempi quando l’Italia cercava un ruolo autorevole sullo scenario internazionaleSono lontanissimi i tempi con quella stretta di mano un po’ forzata, con i sorrisi di Conte e per completare con i commenti di Rocco Casalino:«Posso dire che è un passo storico importantissimo» aveva detto trionfante il portavoce di Palazzo Chigi.Era lui che facendo il punto con i giornalisti ricordava di avere messo intorno al tavolo Haftar, Sarraj e gli altri attori regionali, dimenticandosi poi di rammentare della fuga precipitosa della Turchia.Aveva commentato che tutto era stato difficile ma che aveva funzionato. «C’erano sorrisi molto ampi, più ampi che in altre occasioni» aveva concluso Casalino – «smile are very large» aveva tradotto lui stesso.Invece tutto era precipitato inesorabilmente, fino alle devastazioni, alle morti di questi giorni.“Fate presto” era poi stato il monito lanciato all’Europa e all’Italia dal premier libico Fayez al Sarraj in un intervista al Corriere della Sera perché il peggioramento della situazione in Libia: “potrebbe spingere “800mila migranti e libici a invadere l’Italia e l’Europa” e fra questi ci sarebbero criminali e jihadisti legati a Isis. Un evidente e disperato appello verso quello che tempo era il fedele governo italiano. L’ultimo grido, quello di Fayez al Sarraj, per cercare di rilanciare quella vicinanza che oggi disturba il governo Conte, è stato poi quello puntare a nuove paure e fra queste l’allarme terrorismo e i timori che dalla Libia possano arrivare in Italia centinaia di foreign fighters. Una manna per Salvini ma anche per Conte che oggi ha riferito in Senato sulla situazione libica: ” Gli ultimi sviluppi in Libia continuano ad essere motivo di forte preoccupazione. Gli scontri hanno spinto 18 mila persone a lasciare le proprie abitazioni, e la stima delle vittime non può essere affidabile per il difficile reperimento delle informazioni. Anche l’Onu conferma che la situazione potrebbe aggravarsi”.E tuttavia Conte non ritiene che la spinta verso un massiccio flusso migratorio sia imminente. “Ad oggi non emerge un quadro di imminente pericolo per i flussi di immigrazione, al netto delle cifre circolate anche a scopo propagandistico. C’è un rischio di recrudescenza del fenomeno terroristico, teniamo alta l’attenzione anche attraverso i servizi di intelligence”.Il ministro dell’Interno Salvini non può che ribadire la sua politica dei porti chiusi al fenomeno migratorio. “E’ chiaro – ha sottolineato il ministro – che ci sono dei potenziali terroristi, anzi dei sicuri terroristi, pronti a partire in direzione dell’Italia, quindi a maggior ragione chi dice ‘porti aperti’ in un momento come questo fa il male dell’Italia e dell’Europa”.L’alleato ormai non c’è più, occorre prepararsi, al nuovo.