RAGAZZI, FATE CHIASSO

Era il 25 luglio del 2013 quando nella cattedrale di San Sebastian, il papa pop lanciò un appello ai giovani del mondo, riuniti in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù: “Desidero dirvi ciò che mi auguro come conseguenza della Giornata della Gioventù: spero che ci sia chiasso.Qui ci sarà chiasso, ci sarà.Qui a Rio ci sarà chiasso, ci sarà.Però io voglio che vi facciate sentire nelle diocesi.Voglio che si esca fuoriVoglio che la Chiesa esca per le strade.Voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da tutto ciò che è comodità.Da tutto ciò che è clericalismo, da tutto ciò che è l’essere chiusi in noi stessi.Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori”. Parole che invitano alla speranza, che vengono raccolte.Come ha fatto don Luigi Ciotti che nel suo ultimo lavoro “Lettera ad un razzista del terzo millennio” usa per invitarci a ripartire puntando a sopratutto a due cose “le relazioni e la conoscenza”.Le relazioni e la conoscenza, scrive don Ciotti, perché sono la premessa di una società giusta e pacifica. Perché sono il riconoscimento dell’altro e del diverso come completamento ed arricchimento della nostra identità.Da qui il rivolgersi ai giovani con speranza, alle loro energie a quei loro sentimenti aperti, liberi dagli orpelli che mai come al nostro tempo sembrano dominare su tutto.Il rivolgersi ai nostri giovani perché con il loro gioioso chiasso possano essere il motore per sconfiggere la non-cultura dell’odio e delle paure.Delle chiusure, dei muri, dei fili spinati che così tanto amano i potenti del nostro tempo