LA CHIAMAVANO STRATEGIA DELLA TENSIONE: ORA QUELLO STRANO CLIMA È TORNATO

Un nome ce l’ha già: strategia della tensione. Nera fu ieri, nera si presenta oggi. Aveva uomini nello Stato, e in snodi nevralgici, altri uomini istruiti ad intorbidire le acque, e tanta, tanta manovalanza, rigorosamente nera.La Storia rischia di ripetersi, in un altro scenario, internazionale ed interno, ma con principi che sarebbero utilmente gli stessi, o quasi. Per quella strategia della tensione, rinviamo ad una utile e istruttiva lettura delle pagine della storia del nostro Paese. La storia serve a capire il presente. Per quella che sembra si stia dispiegando oggi, diciamo che la si può intravedere in una serie di “scalini” realizzati soprattutto nell’ultimo anno e che portano in un baratro di fitto buio.Veniamo alla cronaca. Ci racconta di una circolare ai prefetti e ai questori del ministro dell’Interno. Prende spunto da una aggressione tra clochard alla stazione Termini di Roma. Uno dei due – si affretta a farci sapere il ministro dell’Interno – ha accoltellato l’altro che portava una croce al collo. Niente di grave per l’aggredito, fortunatamente, manette per chi lo ha colpito. Per lui, accuse pesanti, come è giusto che sia. Tutto è accaduto alla vigilia di Pasqua, ma vien fuori all’indomani della tremenda strage nello Sri Lanka. Torniamo a Termini, dove risse ed aggressioni, dettate da disagio, degrado e marginalità, sono all’ordine e del giorno. Sotto gli occhi di tutti, esclusi sindaco di Roma e ministro dell’Interno. Personalmente, da Termini ci sono passato, da passeggero, al mattino e a tarda sera, soltanto l’altro ieri. E questo rischio quotidiano è facilmente percepibile. Sempre. Con o senza crocifisso. Nel caso, parecchio enfatizzato dal ministro e – a mio parere – non soppesato ma solo recepito passivamente e “di dovere” dai media, l’aggressore era un marocchino, comunque mai accostabile a fatti di Jihad. Dicevamo della “pronta” circolare di Salvini, arrivata sulla scia dell’episodio che abbiamo sintetizzato, e che a stento sarebbe entrato nella cronaca cittadina se non avesse avuto l’amplificazione del Viminale. Accaduto qualche giorno addietro, ma all’indomani della strage di Colombo. Quella davvero terribile, orribile, una scossa. Strage immane, ma purtroppo – va detto – anche prevedibile e forse evitabile. Visti i ripetuti allarmi internazionali e considerata anche una osservazione dei video che ci sono arrivati in queste ore dallo Sri Lanka. Mostrano uno degli attentatori in marcia verso la chiesa con addosso un pesantissimo e voluminoso zaino che avrebbe dovuto insospettir, e parecchio. Eppure, l’attentatore attraversa la strada e la piazza, entra senza alcun controllo e senza il minimo sospetto di chi avrebbe dovuto vigilare sulla chiesa di Sant’Antonio. Eravamo nel giorno di Pasqua, c’erano stati i ripetuti allarmi dei Servizi di mezzo mondo, eppure raggiunge il centro del tempio e si fa esplodere. Così uno degli attentatori, così avranno potuto fare gli altri. Ricostruzione e sequenze che alimentano il dubbio di colpevoli silenzi e criminali complicità.E mentre nel mondo si consumava la strage e nello spazio di nessuno che è Termini, un senza tetto accoltellava un altro disperato con emarginazione e follia che dettavano una “ragione” religiosa, cosa accadeva da noi? Le tante cose che accadono più frequentemente da qualche tempo: parole d’ordine e gesti di odio, intolleranza diffusa e ben alimentata, assalti e provocazioni fasciste, mettere sullo stesso piano fascismo e Liberazione dal nazifascismo, mano libera per chi brucia, imbratta e picchia, due pesi e due misure. Come ha fatto il ministro dell’interno: durissimo per la professoressa che manifestava contro le politiche di questo governo, “non pervenuto” per l’insegnante che vorrebbe riaprire i forni per una senatrice della Repubblica. L’elenco sarebbe lungo e ci dovremmo pure mettere il 25 Aprile bandito a Cumiana, città medaglia d’oro della Resistenza e tant’altro ancora. In tutto questo, c’è un ministro dell’Interno che – vedi il caso – si mostra con un mitra in mano, spalleggiato dal suo personale “dottor Stranamore”, lo spin doctor che gli detta le tappe e i selfie di una inquietante escalation. Lasciamo fuori da queste considerazioni il capitolo Sicilia, pure interessante da affrontare, con il braccio destro economico del ministro che è indagato per aver favorito il più importante prestanome di Matteo Messina Denaro. E lasciamo fuori da queste considerazioni che all’indomani di questa notizia dell’inchiesta, il ministro dell’Interno, ha difeso ha spada tratta il sottosegretario indagato. Di certo c’è che è in questo clima che arriva la circolare a prefetti e questori; circolare, che sembrerebbe dire che ci sono tante ragioni per considerare che non siamo mai stati tanto vicini. A cosa? Lo vedremo. Intanto si ha paura. Anche di chi “si aggrega” in moschea, visto che la circolare del Viminale consiglia di tenere d’occhio i punti di aggregazione degli islamici.Con queste premesse e dopo aver così disposto, dove passerà il 25 aprile il ministro dell’Interno? In Sicilia, a Corleone, a Monreale e a Bagheria. Per mancare di rispetto al 25 Aprile di Liberazione, certo, non lo ha nascosto. La speranza è che non si faccia accompagnare dal fido Siri. Di Matteo, che è un magistrato che di mafia e di segnali di mafia ne capisce, lo ha già detto: con la difesa di Siri già si è dato un segnale a Cosa nostra. Cosa nostra ascolta, legge, fiuta, incassa e si muove di conseguenza. E quando si muove, lascia tracce pesanti.