CALENDA. ARIA DI SCISSIONE, MA DA COSA?

CALENDA. ARIA DI SCISSIONE, MA DA COSA?

La domanda che ci si dovrebbe porre non è perchè Calenda e molti di area renziana stiano pensando ad una scissione dal PD, ma piuttosto per quale straccio di ragione vi siano entrati. Si può anche accettare l’idea che la base elettorale della sinistra moderata abbia cambiato faccia e che i Cipputi a partire dal congresso della Bolognina del 1989 si siano lentamente trasformati in una platea di Tafazzi, ma da qui ad immaginarli come difensori della borghesia ce ne corre. Perchè di questo si tratta. Carlo Calenda come molti altri rappresenta degnamente il volto buono della borghesia ed è portatore degli interessi di quello che una volta veniva dipinto come “il nemico di classe”, una specie di Farinetti o di Della Valle senza neppure un’industria alle spalle. Però è bravo, Calenda sa dare sempre la sensazione di sapere di che parla e la sua indiscutibile intelligenza, la sua prontezza ed il suo stile spiccano in uno scenario appiattito sugli slogan, e se i contenuti non sono proprio ortodossi alla socialdemocrazia diventa un problema di poco conto. E’ lecito supporre che Calenda, proprio come insegnava il progenitore dei supermanager all’italiana Enrico Mattei, abbia considerato il PD come un taxi su cui salire per farsi portare a destinazione. Forse Calenda ha sbagliato i tempi, forse quel taxi appena uscito dall’officina aveva bisogno di un vero collaudo. Il rischio è che il taxi si fermi e che non porti nè lui nè l’autista Zingaretti da nessuna parte.