DECRETO RIMPATRI, UNA LUCINA IN FONDO AL TUNNEL

DECRETO RIMPATRI, UNA LUCINA IN FONDO AL TUNNEL

Ancora siamo lontanissimi da una strutturazione ragionevole ed integrata della risposta ai fenomeni migratori, ma seppur tra molte nebulosità ed incertezze quanto emerge dalla presentazione del “decreto rimpatri” sembrerebbe voler mettere la parola fine ai quattordici mesi salviniani di vergogna, di menzogne, di provvedimenti muscolari e di dichiarazioni forsennate. Evidentemente velleitaria la novità “onere della prova” a carico del richiedente asilo proveniente da paesi classificati “sicuri”. Prendiamo ad esempio un paese sicuro come Capo Verde dove l’acqua, da bere o per qualsiasi altro uso, è quasi esclusivo privilegio dei pochi villaggi turistici. Che cosa porterà con sé come prova un Capoverdiano sul gommone sgonfio ed affollato che forse verrà soccorso da una ONG? Un rubinetto arrugginito, o lo scheletro rinsecchito dell’ultima capra che gli era rimasta, o forse fotografie di terre inaridite che la “commissione asili” avrebbe tranquillamente trovato su internet. Speriamo qualcuno abbia spiegato a Di Maio, commovente nel suo tentativo di non smentire se stesso, che l’accesso all’acqua fa parte dei“diritti dell’individuo”quanto e più di quello di religione, di idea politica e di orientamento sessuale. Più interessanti e costruttive invece alcune dichiarazioni a margine come la necessità di riaprire il rilascio dei visti regolari e di porre fine alla persecuzione delle ONG, ma ne riparleremo se e quando verranno trasformate in realtà.