LA «LOGICA LEGHISTA» CHE DIVENTA TROPPO

“Faccio un appello, perché leggo di perquisizioni in tutta Italia e di inchieste in tutte le regioni: possiamo almeno aspettare che l’epidemia sia finita? Che i medici e i pazienti abbiano finito di morire, prima di mandare ispettori o magistrati, in ospedali e case di riposo?”. Capito la logica leghista? Al voto sempre subito. Ma per le indagini si può aspettare. Queste sono infatti le allucinanti parole che Matteo Salvini ha proferito stamani. Allucinanti, sì. Perché oltre a rappresentare l’ennesima – e indebita – invasione di campo (è diventato commissario, ispettore, magistrato?), rappresentano un vergognoso insulto a chi ha perso un affetto, un caro, a causa della malagestione che sta emergendo. Peggio ancora, rappresentano la cristallina volontà del senatore Salvini di difendere qualcosa. Anzi, qualcuno. Perché vigliaccamente parlando di “regioni”, ma quel plurale è fuori luogo. Perché si parla di regione. Per la quale Salvini cerca evidentemente di prender per lui tempo. Tempo prezioso per far cosa non lo sappiamo. Ma il costo di quel tempo rimane: ed è il costo del rispetto delle vittime e dei loro amati. Per questo ennesimo squallido tentativo di avvelenare le acque e confondere, stavolta però non ci aspettiamo un buffetto sulla manina. Ci aspettiamo levata di scudi. E magari due paroline dagli organi competenti. Perché quando è troppo è troppo.E anche oggi, Salvini, quel troppo l’ha superato.