LA RINASCITA DEL PAESE PASSA DALLA DIGNITÀ DEL LAVORO NEI CAMPI

Arriva a mezzanotte dopo giorni e giorni di scontri ed incontri che hanno fatto seguito ad anni di silenzi e coperture. Dopo la legge sul caporalato arriva questo accordo che nella sua parte conclusiva di trattativa rende evidente la sintesi che il caporalato e il favoreggiamento dell’immigrazione illegale non sono soggette ad alcuna forma di sanatoria. È una sorta di via di fuga politica che offre al Movimento Cinque Stelle l’opportunità di andare oltre a quei veti veti che mettevano a rischio tutto l’impianto del governo Conte. È una uscita onorevole visto i bui presagi delle ore precedenti con quella negazionedella bozza di accordo precedenteAdesso, l’accordo, sembra soddisfare la maggioranza: “L’accordo sulle regolarizzazioni dei lavoratori è stato raggiunto – esulta dal Pd, il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Provenzano – Anche per colf e bandanti. E anche per gli italiani. Non per le braccia, ma per le persone. Non era questione di bandierine, ma di dare risposte a chi aspettava da tempo legalità e diritti”.Da parte di capo politico Vito Crimi annuncia, intorno alla mezzanotte, un accordo “soddisfacente” che mette al centro “il lavoro regolare”. Poco prima Luigi Di Maio aveva diffuso una nota per dichiarare fiducia a Crimi al governo e la volontà di portare il decreto in Cdm al più presto. È un segnale di distensione. I ministri si rimettono al lavoro sul testo.L’impianto di cui si conosceranno meglio i dettagli oggi, sottolineano da fonti dem, resta sostanzialmente invariato, con i due binari definiti dal Viminale per l’emersione del lavoro in nero e i permessi di soggiorno temporaneo ai lavoratori stranieri. Si aggiungono però, a quanto emergerebbe, quelle rassicurazioni attese dal M5s che consisterebbero in alcune modifiche, a partire da una precisazione ulteriore delle norme per escludere dalla sanatoria i datori di lavoro condannati per caporalato o reati come lo sfruttamento di prostituzione e immigrazione clandestina.Il tema era di quelli cruciali malgrado le opposizioni abbiamo continuato a sparare a zero facendo alzare la temperatura a livello elettoralistico.Ma le condizioni di vita dei migranti, di tanti lavoratori dei campi, proprio al tempo del virus non erano, non sono, non possono accettabili. Diventa perfino difficile comprendere come l’appartenenza ad uno schieramento politico impedisca di vedere, considerare quanto avviene in quella che tutti riteniamo la grande eccellenza del Paese; la ricchezza dalla quale derivano poi tutte le altre. L’assenza di normative e il peso delle irregolarità costringevano per strada, nelle piazze, e nelle tendopoli migliaia di migliaia di migranti.In questi condizioni lavarsi le mani o rispettare le distanze di sicurezza diventa impossibile. Spesso mancano acqua corrente ed energia elettrica, l’accesso alle cure è inesistente.Una situazione che veniva ad aggiungersi alle difficoltà dell’agricoltura italiana.Alla perenne mancanza di mano d’opera per le raccolte che fa utilizzo a piene mani di lavoratori saltuari. L’unico modo per garantire la continuità della produzione è regolarizzare subito gli stranieri irregolari che oggi, data la loro condizione, non possono accedere ai servizi igienico-sanitari, a un lavoro regolare o trovare un’abitazione vera.Settimane addietro c’era stato un forte appello ai Ministri Bellanova, Lamorgese, Speranza, Catalfo e Provenzano centinaia di associazioni, guidate da Flai-Cgil.Fra queste personalità, tra le quali don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, tutti chiedevano di agire subito per tutelare la salute e i diritti dei tanti braccianti che fino ad oggi hanno contribuito, pur esposti a sfruttamento e caporalato, a garantire che il nostro cibo arrivasse in tavola tutti i giorni. Parole forti, decise e consapevoli di una questione antica, quello dello sfruttamento della manodopera nei campi, aggravate dalla pandemia.Parole alle quali si erano aggiunte, di fronte a certe obiezioni, quelle di Roberto Saviano:“La più grande menzogna che in queste ore viene pronunciata declama che regolarizzare i lavoratori immigrati clandestini sia un modo per diffondere lo schiavismo. Falso! È nell’assenza di regole, di diritti che si crea il ricatto, il ricatto della sopravvivenza che obbliga ad accettare paghe bassissime, condizioni disumane e orari senza limiti o straordinari. Dire che regolarizzare i lavoratori immigrati senza documenti e diritti genera schiavitù è come dire che distribuire acqua aumenta gli assetati o che più autoambulanze provocano incidenti”.Ed ancora a dimostrazione che il duro lavoro nei campi non conosce colore di pelle o nazionalità: “Una politica civile non avrebbe dubbi: legalizzerebbe immediatamente il lavoro nero. La bugia del lavoro immigrato che lo toglie agli italiani è facilmente smentita, perchè purtroppo molti sono gli italiani sfruttati, che cadono lavorando. Come Paola Clemente, 49 anni, italiana, morta nel 2015 mentre raccoglieva l’uva nei campi di Andria, schiantata da un carico di lavoro abnorme per due euro l’ora, o come Paolo Fusco, 55 anni, a cui scoppia il cuore mentre nelle campagne di Giugliano carica cocomeri, senza sosta, in piena estate. I diritti dati ai migranti sono diritti che arrivano a tutti”.La rinascita del Paese passa dunque dal dare dignità, una volta per tutte, da quei diritti ai lavoratori nei campi che spesso troppo spesso sono stati negati.Diritti che sono parte anche del patrimonio dei tantissimi imprenditori onesti del settore che si trovavano a combattere una battaglia infinita contro egoismi e mafie.Questa nuova normativa non sarà certo la panacea ma diventa un passaggio che finalmente va una direzione di maggiore giustizia ed umanità