LE PAROLE DI SARA CUNIAL UMILIANO LE ISTITUZIONI

Quando si parlava di un Parlamento reso, purtroppo, un vero e proprio bivacco, si pensava anche a deputati come questa persona qui, deputata Sara Cunial. No-vax convintissima, accanitissima. Che oggi ha contribuito, per l’ennesima volta, a disonorare, umiliare le Istituzioni con le sue parole. Perché ha preso la parola e in un lungo discorso ha prima accusato Conte. Poi delirato su un piano di “riprogrammazione del nostro sistema immunitario”, a sua volta parte di un altro piano che ha come obiettivo “il dominio sugli esseri umani”. Infine, concluso dicendo che la l’unica vera pandemia culturale di questo paese è il Presidente della Repubblica. Motivo quest’ultimo per il quale i partiti della maggioranza hanno – giustamente – chiesto di valutare se ci siano gli estremi per il reato di vilipendio. Ora, il “discorso” di Sara Cunial fa ridere, è oggettivo. Esclusa l’ultima parte, di offese al Presidente, fa ridere. Perché è grottesco, surreale, tragicomico. O meglio, dovrebbe far ridere. Perché da un po’ queste cose non fanno più ridere. Smettono di far ridere quando ci si rende conto che persone come Sara Cunial, e purtroppo molti altri suoi colleghi, non sono a volte gli strampalati, altre volte volgari o ignoranti, folkloristici individui che incontri al bar. Ma deputati e senatori.Che siedono in un Parlamento dove c’era gente come De Gasperi, Togliatti, Berlinguer, Moro, Iotti. Uomini e donne che in alcuni casi hanno ricostruito un paese, una democrazia. Che in altri l’hanno onorato con la loro voce, il loro pensiero. E che in tutti i casi hanno fatto la storia, tenendo alto il prestigio delle Istituzioni. Al loro posto, oggi siedono loro: i Cunial, i Pagano, i Belotti e tanti, troppi altri come loro. Che con le loro parole, i loro gesti e a volte la loro volgarità umiliano quell’Istituzione. E quando si pensa allora a tutto questo, a questo tempo divenuto barbarico, “povero”, ignorante, davvero si smette di ridere. E rimane dentro solo un grande immenso vuoto.