LA MUSICA ERA TUTTO, MA C’ERA DI PIÙ

CON la scomparsa, drammatica, improvvisa, prematura di Ezio Bosso non scompare solo un grande musicista, un grande pianista, un grande direttore d’orchestra, ma scompare una grande persona, dalle grandi sensibilità. Dal grande amore, dal profondo rispetto per la vita.Per lui non c’erano confini, fili spinati o muri. La bellezza dell’umanità, dei suoi frutti, erano il tutto. A soli 48 anni se n’è andato a rendere contagiosa l’arte e la bellezza fono a dove non arriviamo a vedere. «Da quando avevo 4 anni sono stato abituato a essere europeo. Noi che dedichiamo la nostra vita alla musica sin da piccoli frequentiamo germanoaustriaci come Beethoven, o francesi come Debussy, o tedeschi come Brahms e Mendelssohn. Vedete, non c’è un confine. La musica non è solo un linguaggio ma una trascendenza, che è ciò che ci porta oltre», volle dire al Parlamento europeo nel 2018, per far capire cosa davvero contasse. Tanti volte lo abbiamo ammirato, ci siamo fatti incantare dalle sue passioni.Tante volte ci ha riempito di bene e commozione. Tante volte quei suoi sorrisi ci hanno riempito il vuoto dei nostri piccoli e grandi egoismi.I suoi sentimenti erano veri concreti, reali, attraverso di loro raccontava di come la musica potesse essere uno strumento per unire i popoli. «La musica è la nostra vera radice di europei ed è quella che fa eliminare ogni confine. L’Europa è un’orchestra a cui rivolgersi. La musica ci insegna la cosa più importante, ad ascoltare e ad ascoltarci. Un grande musicista non è che chi suona più forte ma chi ascolta e da lì i problemi diventano opportunità».Per lui la musica era tutto ma la lezione che ci ha insegnato ha raccontato di molto di più.