SEGUENDO IL “CAMMINO” DI FRANCESCO SI CONCLUDE IL VIAGGIO DEL NUOVO “INCONTRO” FRA LE GRANDI RELIGIONI DEL NOSTRO TEMPO

“Né liti né dispute” perché il cristiano “parte armato solo della sua fede umile e del suo amore concreto” avendo come unico scopo quello di “promuovere la pace”. Così disse Francesco di Assisi quando istruiva i suoi frati che andavano incontro ai Saraceni in un tempo in cui tanti partivano per fare le crociate. Così per il primo vescovo di Roma che ha presto il nome del santo di Assisi devono fare i cristiani chiamati oggi a vivere in terre a maggioranza islamica. È la prima volta che un Papa celebra una Messa nella penisola araba, sono passati ottocento anni dal tempo di quel faticoso incontro voluto con grande impegno dal fraticello di Assisi in terra islamica.giorno della sua permanenza negli Emirati Arabi, Dopo otto lungi e difficili secoli, il Papa Cristiano che porta lo stesso nome, dopo il tempo della ratifica di un grande documento di vera prospettiva e di vera interazione già ampiamente illustrato da Alganews, si dedica interamente alla comunità cattolica che qui ha diritto di esistenza, una comunità di quasi un milione di immigrati soprattutto indiani e filippini, pari al 10 per cento della popolazione totale. Nello Zayed Sports City, Francesco celebra la messa in quello che è il più grande stadio del Paese, e davanti a oltre 170mila persone traccia un piccolo vademcum su come un cristiano deve vivere lontano da casa, in questo caso in un Paese a maggioranza musulmana.Certo, seguire Gesù significa anche patire ingiustizie: “Chi si prodiga per essere operatore di pace sa che cosa significa soffrire”, dice. “Per voi non è certo facile vivere lontani da casa e sentire magari, oltre alla mancanza degli affetti più cari, l’incertezza del futuro. Ma il Signore è fedele e non abbandona i suoi”. Ma era stata la giornata successiva all’arrivo a segnare la grande novità di questo viaggio dal sapore anticoEra stata quella firma apposta e condivisa insieme al grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, al documento della svolta fra le due grandi religioni del mondo Un vero abbraccio, un ritrovarsi nel nostro tempoUna firma congiunta sulla “Fratellanza umana, per la pace mondiale e la convivenza comune’”, dove Francesco chiede ai cattolici di vivere le beatitudini come loro proprio stile di vita. “In esse – dice – vediamo un capovolgimento del pensare comune, secondo cui sono beati i ricchi, i potenti, quanti hanno successo e sono acclamati dalle folle. Per Gesù, invece, beati sono i poveri, i miti, quanti restano giusti anche a costo di fare brutta figura, i perseguitati”.È dunque seguendo il cammino del poverello di Assisi che si realizza il viaggio del nuovo “incontro” fra le due grandi religioni del nostro tempoA commento autorevole del viaggio di Papa Francesco e del suo incontro con il Grande Iman ecco due importante valutazioni che illustrano bene il senso di questo incontro una arriva dal capo ufficio per la sezione dell’islam al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, mons. Khaled Akasheh, e l’altra che arriva da Firenze, dal presidente dell’Unione delle comunità islamiche italiane (Ucoii), l’Imam Izzeddin Elzir.È proprio per l’Imam Izzeddin Elzir il viaggio di Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti è “una tappa molto importante nel dialogo islamico-cristiano”. È in sostanza la dimostrazione che “questo dialogo non solo va avanti, ma si stanno costruendo ponti solidi, importanti, con il mondo arabo-islamico”. La speranza, espressa dall’imam Izzedin Elzir, è che questo dialogo interreligioso porti anche “ad un dialogo intra-religioso, all’interno del mondo arabo-islamico”. Non si tratta di un impegno secondario: il dialogo, sottolinea l’imam, è nel dna di cristiani e musulmani. Izzedin Elzir, trova nell’investire nella cultura il vero punto di svolta: “Dove non ci sono educazione, cultura, libertà e giustizia sociale, aumenta il livello della violenza”. “L’importante, come ha sottolineato anche Papa Francesco, è che i leader politici di quella zona mettano in pratica questi valori”. Questo viaggio, conclude l’imam, è l’occasione “di rivalutare le politiche di questi Paesi, in particolare nello Yemen e in altre zone, perché lì c’è un disastro umanitario”. “Spero che i leader politici della zona, sentano la preghiera, il discorso l’invito del Papa e del leader musulmani a livello mondiale”.L’auspicio, aggiunge l’imam che vive a Firenze è che nei paesi cristiani ed in quelli islamici “la politica possa avere un orizzonte di libertà e spazi di libertà maggiori di quelli che ci sono oggi”.Anche mons. Khaled Akasheh, ha visto in modo decisamente positivo il viaggio apostolico nella penisola arabica: “una pagina nuova nei rapporti tra cristiani e musulmani”. Si deve continuare, osserva, sulla strada della verità e della carità. “Certamente – precisa mons. Khaled Akasheh – il dialogo richiede gentilezza, buone maniere, benevolenza, ma anche di essere fedeli alla verità che il Signore ha dato ad ognuno di noi”. Per i cristiani nei Paesi arabi, spiega mons. Akasheh, “si tratta veramente di essere testimoni di Cristo con linguaggio e con modi particolari”. “Siamo in ambito interreligioso, però allo stesso tempo siamo la voce di Cristo per gli altri fratelli di altre religioni.