ARRESTI DOMICILIARI E QUALCHE IPOCRISIA BIPARTISAN DI TROPPO

ARRESTI DOMICILIARI E QUALCHE IPOCRISIA BIPARTISAN DI TROPPO

Naturalmente sono d’accordo che tutti debbano ritenersi innocenti finché la loro colpevolezza non sia accertata con sentenza definitiva. Ma il nostro ordinamento, come tutti gli ordinamenti degni di questo nome, prevede l’adozione di misure restrittive qualora la magistratura ne ravveda la necessità ancor prima di andare a sentenza. È, dunque, una congiura ordita ai danni del loro figliolo quella degli arresti domiciliari cui sono stati sottoposti i genitori di Matteo Renzi e altri inquisiti? Ma dai! Leggete l’intercettazione di una ormai famosa telefonata fra Tiziano e Matteo del 2 marzo 2017 in cui, a proposito di un incontro con alcuni imprenditori avvenuto al Four Season, il figlio si premura di dire al padre: «Non dire che c’era mamma altrimenti interrogano anche lei».Perché Matteo, fin d’allora, temeva l’eventuale convocazione di Lalla (Laura Bovoli)? Non lo so ovviamente e, se del caso, lo accerterà la magistratura. Ma questa preoccupazione è indubbio che Matteo ce l’aveva fin da allora e, per essere sicuro di ricordare con precisione, sono andato a ricercare gli articoli in cui se ne parla.Ne parlano un po’ tutti i giornali ma voi, senza durare troppa fatica (se volete anche per rinverdire i fasti del caso Consip), leggete o rileggete il virgolettato delle pp. 17-18 del libro di Marco Lillo, “Di padre in figlio”, Paper First edizioni, Roma 2017.