IL RIFIUTO DI ZINGARETTI A DISCUTERE CON DI MAIO DEL SALARIO MINIMO

La verità viene a galla velocemente. Di Maio apre a Zingaretti sul salario minimo. Di Maio: “Il M5S fra pochi giorni porta in Parlamento una misura che introduce ed estende il salario minimo a tutte le categorie di lavoratori. Una battaglia di tutti e sul tema mi auguro di vedere un’ampia convergenza parlamentare, a partire proprio da Zingaretti”. Immediata e ovvia la chiusura dei renziani (Serracchiani – Marcucci): “no voti il nostro!”. Da un segretario PD appena eletto ci si sarebbe invece aspettati una dichiarazione di disponibilità a discutere di tema caro ai lavoratori e alla sinistra, in discontinuità con il neo liberismo scontato dei renziani. Nulla di trascendentale sarebbe bastata una risposta del tipo: “apriamo un tavolo di discussione parlamentare, siamo interessati”. Invece Zingaretti, proprio come i renziani, chiude: “I processi politici non si fanno con le furbizie”. Quale furbizia sarebbe quella del M5S? Quella di coinvolgere un PD, teoricamente di sinistra, sulla reintroduzione del salario minimo per i lavoratori? Ahi ahi ahi. Era solo una possibilità seria regalata a Zingaretti di dimostrare di essere dalla parte dei lavoratori, di superare il renzismo e di aprire un dialogo. E invece abbiamo capito bene tutti: Zingaretti è uguale a Renzi. Null’altro. Purtroppo per i lavoratori e i poveri di questo paese.