STANDING OVATION A BERLUSCONI NON PUO’ ESSERE UNA NOTIZIA

Quanto gli piacciono ai giornalisti italiani gli anglicismi; anche a quelli del Fatto quotidiano, che a differenza degli altri il regime piddino-berlusconiano a volte lo hanno criticato ma che adesso sono terrorizzati che possa davvero venire spazzato via, fermando la liberalizzazione e privatizzazione del paese. Intitola, il Fatto: “Standing ovation per Berlusconi”. Avessero scritto “applausi” la gente avrebbe ignorato la notizia con una scrollata di spalle: lo sanno tutti che gli applausi, nelle trasmissioni televisive e nei comizi, sono a comando. Ma la standing ovation suona più autentica, un gesto spontaneo. Invece è la stessa cosa: un piccolo gruppo di fedelissimi o di comparse a pagamento che ridono a ogni battuta del miliardario che li mantiene e che manifestano il loro consenso ogni volta che il copione lo esige. Questa sarebbe una notizia? Un indice di qualche cosa? C’erano standing ovation di folle molto più ampie ai comizi di Nenni, di Berlinguer, anche di Almirante, ma i giornalisti di allora si limitavano a raccontare i discorsi, non le prevedibili e programmate reazioni del pubblico. Perché la politica era di contenuti, non di vuote apparenze.