ZINGARETTI PRESENTA IL SIMBOLO PD PER LE EUROPEE: DENTRO “SIAMO EUROPEI” E PSE

Inizia il corto finale d’avvicinamento alle prossime elezioni europee e il PD presenta il proprio simbolo. La cosa di per sé è una notizia perché non sono lontani i giorni in cui circolava insistente la tentazione di partecipare alla competizione elettorale senza la presenza effettiva del simbolo di partito, visto in quei giorni più come una zavorra che come brand in grado di catalizzare voti e consenso. Alla fine, il neosegretario, per la prima vera sfida del proprio mandato, ha deciso di optare per una scelta di compromesso: ci sarà il simbolo PD nella parte superiore e quello di “Siamo Europeri” di Calenda, che sarà anche capolista nel nord-est, nella parte inferiore, con un richiamo al PSE sul lato destro. Alla presentazione avvenuta sulla terrazza del Nazareno, alla presenza oltre che dello stesso Calenda, del presidente del Partito, Gentiloni, Zingaretti ha specificato che la missione del PD è vincere le prossime elezioni, soprattutto per mezzo di quella che ha definito la parola d’ordine: “unità delle forze progressiste ed europeiste per fermare la deriva nazionalista”. Da qui la volontà di prevedere un chiaro riferimento al PSE, particolare che lascia aperta la porta alla partecipazione al progetto a tutte le forze che si riconoscono in quello schieramento europeo, primo fra tutti Nencini. Secondo il segretario, inoltre, per le prossime elezioni, esiste una seconda parola d’ordine altrettanto importante“Europa, l’Europa che scommette sulla crescita, che lotta contro le diseguaglianze, vicina alle imprese e agli attori che stanno trasformando il nostro sistema produttivo. Da solo nessun Paese europeo ce la fa”. In questo modo Zingaretti spera di aver piazzato un buon colpo a livello tattico, affrontando contemporaneamente una questione interna ed una esterna. Quella interna riguarda proprio Calenda il movimento da lui fondato, “Siamo Europei”: avevamo gia scritto di come, nella stasi del periodo precongressuale, Calenda avesse avviato autonomamente il proprio percorso di avvicinamento alle europee, costringendo tutti candidati alla segreteria ad adeguarsi, volenti o nolenti alla propria proposta. Come detto, per un certo periodo aveva anche preso piede l’Ipotesi che fosso proprio e solo il simbolo di Calenda ad essere presentato alle elezioni. Il risultato delle primarie, sia in termini di partecipazione che di percentuale di consensi per Zingaretti, e gli ultimi sondaggi che danno il PD in aggancio al Movimento 5 Stelle, hanno tuttavia convinto la segreteria a non accantonare il simbolo per le prossime elezioni. Il tutto è però avvenuto quando ormai il progetto calendiano era già costituito, lanciato e sospinto da un buon consenso d’opinione, al di la forse delle stesse aspettative dello stesso fondatore, tanto da rendere impraticabile l’ipotesi di accantonare banalmente il progetto. Che la questione sia stata dibattuta nel partito appare evidente dalla conformazione stessa del simbolo, in cui la parte blu di “SE” occupa quasi la metà dello stesso, evidenziando anche visivamente un rapporto quasi paritario fra le due componenti. C’è da scommettere che la trattativa per arrivare a questo punto di soluzione non sia stata banale. La questione esterna invece fa riferimento all’attestazione del PD come principale fonte europeista, in contrasto ai partiti della maggioranza, Lega e 5 Stelle, entrambi racchiusi nel recinto dei “sovranisti-populisti antieuropeisti”. L’attitudine principalmente antigovernativa emerge dalle stesse dichiarazioni di Zingaretti alla presentazione del simbolo:“Non date le armi alle persone, dategli il lavoro se siete capaci…le elezioni europee saranno l’occasione per voltare pagina tra chi sa solo distribuire l’odio e chi vuole creare benessere, lavoro e indicare nella sostenibilità un nuovo modello di sviluppo” Calenda, promotore iniziale della parte più europeista del progetto ha concentrato la propria attenzione agli effetti che una vittoria del fronte nazionalista avrebbe“L’Italia rischia di essere il primo grande Paese fondatore a uscire dall’Europa e dall’Occidente, è un pericolo mortale”, aggiunge, “noi non vogliamo che esca dalla serie A. Io sarò capolista nel nordest. Basta divisioni, convinto che l’Italia reagirà” Nel complesso, quindi, un progetto che nelle aspirazioni intende essere polo attrattivo di tutti i progressisti e degli europeisti. C’è tuttavia un rischio: una parte del consenso suscitato da “SE” derivava certamente dall’idea di fare qualcosa che andasse oltre ai confini del PD, con un manifesto (di fatto un programma elettorale), che in molte delle sue parti, soprattutto quelle economiche e delwelfare, risulta abbastanza distante dalle posizioni più progressiste dello stesso PD, per non parlare quindi di quelle che si collocano alla sinistra del Partito Democratico. Il rischio, appunto, è quello che la coesistenza delle due anime, invece di diventare fattore aggregante di europeisti e progressisti, finisca per non convincere a pieno né gli uni né gli altri. Sara determinante in questo con tutta probabilità l’atteggiamento tenuto in campagna elettorale dai protagonisti, sia nei collegi, che (soprattutto) del partito nazionale.