NESSUNO TOCCHI ROUSSEAU

Che i Cinquestelle alle dipendenze di Casaleggio si straccino le vesti per la multa e le critiche al loro totem Rousseau provenienti dal “garante della privacy” ci può anche stare. In fondo Rousseau è il figlio adottivo che i pentaparlamentari finanziano lautamente e sentirsi dire da un professore che è un somaro e probabilmente anche un imbroglione non fa piacere, e come i peggiori genitori anzichè tirare le orecchie al mascalzoncello che sta dilapidando le loro risorse i pentastellati minacciano il professore con il più classico dei“Lei non sa chi sono io, la farò licenziare!” Parliamone senza pregiudizi, addirittura calando non un velo ma un pesante piumone d’oca su come vengano filtrati i votanti e sulla forma speciosa e surrettizia con cui il totem pone i suoi quesiti ai fedeli. Cerchiamo invece di capire perchè Rousseau non sia affatto un giochino privato e interno ad una associazione su cui nessuno avrebbe il diritto di mettere bocca ma piuttosto una seria minaccia all’ordinamento democratico. Il conflitto non è tra la democrazia diretta di cui Rousseau è l’arcano simbolo e quella rappresentativa, ma tra un legittimo strumento consultivo ed un meccanismo manovrabile a piacimento dove con un colpo di mouse si possono alterare i risultati cancellando il dissenso. Nel momento in cui queste consultazioni assurgono al rango di linea politica del governo dovrebbe essere evidente come la loro correttezza e legittimità sia un problema che riguarda tutti i cittadini. Rimane da osservare come in tutti gli ordinamenti democratici le authority di garanzia siano affidate alle opposizioni, perchè se è vero che il loro compito dovrebbe essere “super partes” è altrettanto vero che un garante governativo lo si può trovare soltanto in un regime. A consigliare quindi Di Maio sull’opportunità di accettare il fatto che il garante sia del PD dovrebbe essere se non l’intelligenza perlomeno la decenza.