ADESSO ANCHE LA GALERA PER I POVERI, COME NEL 1800, QUESTO PROMETTE DI MAIO

Io non volevo crederci, pensavo che fosse una forzatura mediatica. Invece no è proprio vero, Di Maio promette la galera ai poveri che imbroglieranno su quello che si ostinano ancora a chiamare reddito di cittadinanza, offendendo entrambe le parole. Non è un reddito perché è una carta acquisti. Non è cittadinanza perché chi riceve quella carta la cittadinanza la perde. Viene sottoposto a lavoro coatto, e a controlli persino su come spende quelli che dovrebbero essere i suoi soldi. E se sgarra 6 anni di galera, quelli che il decreto Salvini riserva a chi fa i picchetti per difendere il suo lavoro. Siamo tornati al 1800, alla prigione per i poveri, che sono sempre sotto il sospetto di approfittarsi della carità ricevuta. E questa stupida ferocia la vanta lo stesso governo che fa il condono fiscale.Sono anni che le parole dominanti della politica hanno visto ribaltare i loro precedenti significati. Le riforme in realtà sono controriforme, le leggi per il lavoro in realtà sono per lo sfruttamento del lavoro, i diritti proclamati sino in realtà diritti tolti. Ora il reddito di cittadinanza è in realtà un regime di controllo sociale e poliziesco sui poveri. L’abolizione della povertà è in realtà la guerra ai poveri. Quando Salvini e Di Maio dicono di andare d’amore e d’accordo bisogna proprio prenderli sul serio, infatti hanno assorbito il reddito di cittadinanza nel decreto Salvini.