SCUSATE, NON HO CAPITO CHE FRETTA C’ERA?
Scusate, non ho capito perché questo governo ha scelto di fare tutto subito anziché fare tutto ma gradualmente. Che fretta c’era? Va bene mantenere le promesse elettorali, ma nessuno avrebbe recriminato se le riforme fossero state introdotte a gradi. Mi riferisco soprattutto a reddito di cittadinanza, pensioni di cittadinanza e riforma della Fornero (quota 100 per l’andata in pensione). E non mi riferisco invece alla flat tax promessa dalla Lega, perché questa in effetti sarà graduale. Mi si dice: 5 Stelle e Lega vogliono distribuire ricchezze per acquistare consenso nelle elezioni europee del prossimo maggio. Se questo è il motivo, è un errore madornale. Il consenso sarebbe stato enorme, anzi perfino maggiore, se il governo fosse partito gradualmente, coi piedi ben saldi per terra, dando prova di possedere tutta la necessaria saggezza, prudenza e saldezza di nervi, guadagnandosi perfino il rispetto dell’Europa. Per esempio, anziché decretare 780 euro di reddito di cittadinanza da gennaio, non si poteva partire con 200 euro nel 2019 e poi il rimanente scaglionato tra il 2020 e il 2021 per arrivare a regime nel 2022? Se gli 80 euro elargiti da Renzi fecero miracoli (il Pd prese il 41% alle elezioni europee), i 200 euro del 2019 avrebbero addirittura fatto resuscitare i morti e ricrescere le gambe agli amputati. Quindi, non capisco questa ostinazione ad andare di corsa verso un possibile e probabile precipizio, con una manovra pericolosissima, che rischia di farci cadere drammaticamente in un baratro all’argentina, dal quale, nella disgraziata ipotesi, non ci risolleveremmo neppure fra tre generazioni. Mi stupisco del ministro Tria, che non ha puntato i piedi e non ha minacciato le dimissioni pur di ottenere una manovra meno sbilanciata. Mi stupisco del presidente del consiglio Conte, che sicuramente è uomo equilibrato. Mi stupisco forse ancor più di Salvini, che pure è uno che sembrava avesse, dopo tutto, i piedi ben saldi per terra. Mi stupisco un po’ meno degli altri, pur con tutta la simpatia per quanti sono posseduti dal sacro furore rivoluzionario. Ma anche le rivoluzioni vanno in porto soltanto se si fanno i conti con la realtà, non con i sogni. Altrimenti si finisce come Masaniello, capopopolo per nove giorni, il decimo giorno contestato dalla folla affamata, ucciso a colpi di archibugio e gettato in un fosso.
