LA RUSPA DI SALVINI SUI DEPORTATI DI RIACE

LA RUSPA DI SALVINI SUI DEPORTATI DI RIACE

Nel documentario di Alberto Angela sull’Olocausto di ieri sera c’è stato un momento che pareva scritto da Matteo Salvini, quello della ruspa che spazzava via icorpi dei morti in un campo di concentramento. A Riace, stando a una sua direttiva, si stanno per spezzare legami, rapporti di lavoro e di amicizia, probabilmente anche storie di amore, storie scolastiche in corso, investimenti di vita e di vite, progetti, che non vuol dire solo una idea politica di affratellamento ma il progetto che ogni essere umano fa su se stesso, sui propri cari e sul proprio futuro, avendo un minimo di pace dopo la fuga dalla fame e dalla guerra. Ma questa gente è nera di pelle, questa gente è immigrata, e dunque Salvini la sposta, la disperde, la deporta, la ricolloca, la divide, la setaccia, la riaggrega, la spartisce, la trasporta…. Questa gente per lui sono cose. Sulla gente di Riace esaudisce per la prima volta la promessa della ruspa. Non pensa neppure di poter intervenire là per sanare – se c’è da sanare – le eventuali irregolarità e per migliorare – se c’è da migliorare – un modello di integrazione (a cui, peraltro, si è ispirato nella sua idea di ripopolare i piccoli borghi con pensionati defiscalizzati). No, lui spazza e spezza, spezza e spazza. Perché lui è un vero uomo, perché lui porta le stellette, perché in lui le parti basse sono così sviluppate da costituire la sua griffe identitaria.Ragazzi, in campana. La vigliaccheria di certi personaggi è tale da portarli a camuffare con una patina di ragionevolezza legalitaria e di umanità il peggio delle loro azioni. All’ingresso del campo di Aushwitz c’è ancora scritto “Il lavoro rende liberi” e dentro li ammazzavano. Operazione ruspa.