CENTROAMERICA: IN MARCIA PER APPRODARE NEGLI STATI UNITI

CENTROAMERICA: IN MARCIA PER APPRODARE NEGLI STATI UNITI

È una carovana infinita di umanità che spinge dalle periferie del mondo dove resiste la speranza di una vita migliore.Che di fronte a barriere, fili spinati e muri procede dopo essersi soffermata un pocoUn vero popolo che di fronte ad una società alimentata da una politica che diffonde paure ed odio che non propone una gestione ma la chiusura netta, avanza.Questa volta è la storia dei migranti che arrivano dal centro America per spingersi su al Nord.Stanno arrivando in Messico dalle frontiere del Guatemala.In migliaia hanno sfondato i cancelli e le reti di divisione alla frontiera con il Messico.Entrano in territorio messicano per proseguire il loro cammino verso gli Stati Uniti.Si tratta di migranti honduregni, ma anche di cittadini di El Salvador e del Guatemala unitisi alla Carovana partita sabato dalla città di San Pedro Sula, in Honduras. Il governatore dello Stato messicano di Chiapas, Manuel Velasco, ha confermato l’ingresso di migliaia di persone al punto di transito di Tecún Uman. “Ribadiamo – ha detto – che al momento la nostra principale preoccupazione è la protezione dei diritti umani dei migranti”. Uomini, donne e bambini che sono ora in territorio messicano, devono però superare ancora un forte sbarramento della polizia federale all’ingresso del Chiapas. Un portavoce ha parlato loro con un megafono rivolgendo un appello “alla calma e all’ordine”.La conferma che voltarsi dall’altra parte di fronte a decisioni disumane come quelle dei “muri” non risolve il complesso tema delle migrazioniOccorre fare in modo di portare avanti politiche di accoglienza pilotate altro che arginare con i fili spinati, occorre ancora prima prendere a cuore la crescita democratica dei Paesi del terzo e quarto mondo.Probabilmente occorre non considerarli solo spugne da spremere.Una parola in questo senso è arrivata dai Vescovi proprio del Guatemala.Un appello a superare squilibri sociali e la piaga della corruzione, che arriva dalla Conferenza episcopale del Guatemala (Ceg), che ieri ha diffuso un comunicato firmato dal presidente, mons. Gonzalo de Villa y Vásquez. I vescovi del Paese definiscono “difficile” la situazione del Guatemala, a causa del “deterioramento della qualità della vita di gran parte dei suoi abitanti e dell’alto indice di diseguaglianza”, nonostante la ricchezza di risorse naturali di cui gode il Paese. Tutto ciò a causa della “corruzione e della poca efficienza delle istituzioni statali”. Infine auspicano che il Governo e l’intera società civile “lavorino per la soluzione dei problemi che causano l’emigrazione forzata”.