IL MONDO DEL LAVORO DEVE PASSARE AL CONTRATTACCO

La CGIL, il più grande sindacato italiano, scommette su un’altra Italia in un’altra Europa, dell’integrazione democratica e dell’accoglienza, per superare l’austerità neoliberista ed affrontare il populismo, il nazionalismo, il razzismo e la xenofobia, proponendo la ricostruzione di un’Europa basata sull’allargamento dei diritti politici e sociali, ha detto ad “Avgi” Fausto Durande, il membro della segreteria della CGIL e suo responsabile di Relazioni internazionali.La CGIL prepara a gennaio il suo prossimo congresso, per il quale l’uscente segretaria generale Susanna Camusso ha proposto come suo successore L’ex segretario del sindacato dei metalmecchanici di FIOM Maurizio Landini, mentre una parte dei sindacati europei sostiene l’elezione di Camusso alla guida della Confederazione Mondiale dei Sindacati. Camusso e Landini sono schierati in prima linea contro il barbaro neoliberismo e sono due amici provati dei lavoratori e del popolo greco e sono schierati con fermezza allorofianco findall’inizio della crisi. -Come ha visto la CGIL la legge di bilancio del governo del M5S e della Lega?Abbiamo visto il bilancio con grande preoccupazione, perché mostra elementi autoritari molto estremi, che a volte ci portano nella memoria il peggior fascismo che abbiamo affrontato e che a volte si esprime dai rappresentanti di questo governo. Matteo Salvini fa riferimenti permanenti, usando anche frasi, slogan e la terminologie del periodo fascista e dello stesso Mussolini.Nella Cgil ci siamo preoccupati perché abbiamo visto consolidarsi una alleanza molto anomala tra il M5S e la Lega, che non si era presentata in nessun momentoagli elettori prima delle elezioni, perché prima delle elezioni questi due partiti non erano alleati.Siamo preoccupati perche questa alleanza tra una forza come la Lega, che ha tendenze anti-europee e si basa sul nazionalismo e l’egoismo terrotoriale, con un movimento come il M5S che in molte questioni, come i problemi sociali, la lotta alla povertà, i problemi dei cittadini, hanno posizioni teoriche che potrebbero essere vicine al mondo del lavoro. In pratica, tuttavia, sembra essere lontano dalle sue promesse elettoriali e di non essere in grado di vincere l’egemonia politica e culturale imposta dal Salvini al governo. -Nelle misure sociali del bilancio si trova anche il reddito di cittandinanza…Naturalmente, anche questo sembra esserci un problema, ma mi riferisco più in generale alla relazione tra il M5S e il suo elettorato. Il M5S ha ottenuto molti voti, in particolare nel sud Italia, proponendo diversi progetti, i quali però non li porta avanti per applicarli da quando è al governo, come ad esempio l’abolizione della legge per l’elasticità del lavoro, la cosiddetta legge di Jobs Act, e il ripristino dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori per la protezione dei lavoratori nei luogHI di lavoro. Due questioni per le quali la CGIL ha dato grandi battaglie. Hanno detto che avrebbero abolito la legge di Jobs Act e non solo lo hanno fatto, ma hanno riportato i voucher, che aveva ritirato il governo Gentiloni del Pd, e con un modo discutibile, quando la CGIL si è mobilitata e ha raccolto le firme per un referendum per la loro abolizione. Hanno detto che avrebbero abolito la riforma dell’ex ministro del Lavoro Fornero, che lacrimando ha aumentato L’età pensionabile. Hanno detto che voterebbero il reddito di cittadinanza per tutti gli italiani che non hanno un lavoro. Tra le promesse elettorali e il progetto di bilancio presentato a Bruxelles, vediamo enormi differenze. Sul campo economico e fiscale riducono le tasse alle imprese, riducono le esenzioni lavoro salariato su questioni relative alla salute e mutui, non vediamo un approccio giusto per la questione delle pensioni, non si prevede il ritorno sul posto di lavoro dei lavoratori lincenziati in modo ingiusto, mentre allo stesso tempo, c’è un enorme attacco per quello che riguarda l’Europa, la sua integrazione democratica, la dimensione Europea per affrontare i grandi problemi del Paese, che la CGIL rifiuta nel modo più esplicito.La CGIL è assolutamente convinta che l’Italia deve rimanere in Europa per costruire un’Europa diversa, per cambiare le regole attuali e in nessun modo pensa che dobbiamo andare via dall’Europa, di abbandonare l’euro o di fare “Piani B” e “Piani C”, come ci dice il ministro degli Affari europei Savona. La CGIL rifiuta queste logiche nel modo più categorico e chiaro. -Orban è venuto a Milano e Le Pen a Roma. Sembra che si stanno formando alleanze politiche europee, che non possono lasciare indifferenti i sindacati e i lavoratori…Il 4 ottobre si è riunita per la prima volta la Commissione per la preparazione dei documenti per il Congresso della Confederazione europea dei sindacati. Al centro delle nostre preoccupazioni ci sono: Primo, ilfuturo dell’Europa, dove andiamo, l’Europa che vogliamo costruire, quali errori sono stati fatti nel livello di politica economica e sociale, l’austerità e il patto fiscale che hanno allontanato i cittadini dal progetto e la visione europea. Secondo, il futuro della democrazia in Europa. I sindacati di tutta l’Europa sono molto preoccupati del fatto che certe forze possano arrivare al potere attraverso elezioni democratiche, come è avvenuto in Italia, Austria, Ungheria, Polonia. Forze che, dal momento in cui arrivano al potere minano le basi, i princìpi e la qualità della nostra vita democratica, Diamo un’occhiata a ciò che sta accadendo nell’Ungheria di Orban, che appartiene nell’UE, il pericolo che affrontano i diritti politici e sociali in Polonia, tutto quello che riguarda i diritti politici in molti paesi europei. Terzo, ci preoccupa il futuro dell’Europa sociale. L’Europa ha adottato il pilastro sociale, che è rimasto sulla carta e al livello di una dchiarazione, e molti governi non vogliono applicarlo o allargarlo. Chiediamo dalla Confederazione europea dei sindacati di passare dalla fase di coordinamento e di rappresentanza ad una fase di contrattaco e di fare pressionialla prossima Commissione europea e il prossimo Parlamento europeo, ancora di più perché abbiamo paura che il prossimo Parlamento europeo sarà influenzato ancora di più dalle forze reazionarie, autoritarie e talvolta neofasciste e neo-naziste che si oppongono al progetto dell’integrazione democratica dell’Europa.Per il mondo del lavoro l’integrazione democratica dell’Europa è un elemento chiave e un orizzonte, perché, finchè l’Europa ha proceduto con un progetto di integrazione democratica, i diritti dei lavoratori e queli sociali sono stati allargati da parte dei paesi che sono nati in altri paesi, come quelli del Sud Europa, che sono provato da dure e lunghe dittature.L’Europa, finchè caminava verso un’integrazione democratica, era riuscita a garantire prosperità sociale ed economica, una stabilità relativa e lo sviluppo di tutte le componenti delle sue società. In questo momento questo progetto è stato bloccato e hanno cominciato a emergere differenze e deviazioni.Prima della crisi, i salari, le condizioni sociali dei lavoratori, lo stato sociale, i diritti, avevano registrato un percorso di convergenza, mentre con la crisi e la governance neoliberista dell’UE si sono aumentate le deviazioni, che se continuano a prolungharsi per ancora un periodo porteranno la fine dell’Europa.La fine dell’Europa non sarà una buona cosa per i lavoratori, perché se tornassimo indietro nella logica nazionale, subiremmo una forte concorrenza, anche l’uno contro l’altro, e una competizione senza regole, perché la globalizzazione è incontrollabile. La governance dell’economia è stata abbandonata negli istinti e negli appetiti delle multinazionali, che i governi lasciano fare a loro piacimento. Saremo tutti più deboli. Persino la forte Germania da sola non conterebbe nulla nella competizione globale di fronte alla Cina, l’India, gli Stati Uniti e le alleanze economiche tra gli altri paesi. Dobbiamo ritornare al progetto dell’integrazione democratica europea come punto di riavvio dell’Europa dei diritti, dei suoi popoli e dei suoi lavoratori.