11 NOVEMBRE I ROMANI ALLE URNE PER IL REFERENDUM SULL’ATAC

11 NOVEMBRE I ROMANI ALLE URNE PER IL REFERENDUM SULL’ATAC

A Roma l’11 novembre si voterà per il referendum sull’Atac. Due sono gli interrogativi che i romani dovranno sciogliere, il “SI” se ritengono che il servizio di trasporto pubblico debba essere assegnato (con gara d’appalto) ad una compagnia pubblica o privata, la scelta per il “NO” sarà invece di coloro i quali credono sia meglio lasciare la gestione ad un regime di monopolio come accade adesso per Atac. Si tratta di un referendum consultivo e naturalmente il Comune di Roma non sarà obbligato a seguire quanto scelto nelle consultazioni.Altro elemento importante è rappresentato dal fatto che il giorno prima della chiamata alle urne sarà reso noto se Virgina Raggi, l’attuale sindaco di Roma, condannata o meno per falso, lascerà l’incarico di sindaco per dimettersi.Questo elemento viene “letto” nell’ambito del referendum come un segnale politico verso l’amministrazione capitolina. Le due le correnti che investono la Capitale hanno come  sostenitori del No, il M5S e naturalmente Virginia Raggi, la sinistra più radicale, i sindacati Cgil e Cisl e la destra, adducendo come motivazione che: coinvolgere i privati consisterebbe nell’ennesima ripetizione sbagliata della gestione dei trasporti pubblici; l’esempio che evidenziano è proprio l’amministrazione che i privati hanno avuto con “Roma Tpl”, mentre le motivazioni del Si, che sono sostenute dai radicali (promotori del referendum) e da buona parte del Pd, sono costituite da quella che definiscono una gestione disastrosa di Atac. Corse che saltano, bus che vanno a fuoco… Nell’ultima settimana, eclatante il collasso della scala mobile sotto la metropolitana, sintomo di un malessere gestionale. L’intento dei radicali è di lanciare un significativo segnale portando alle urne una considerevole parte degli aventi diritto, tenendo presente che il sindaco di Roma ha fissato il quorum al 33%.Malgrado il Comune abbia già preso atto che per il referendum non è previsto il quorum così come è imposto da M5s, la chiamata alle urne sarà regolata dalle Norme in essere nel momento della presentazione del referendum. Tali Norme regolavano la validità del referendum in base al raggiungimento di una soglia minima.I promotori del referendum, accusano il Comune di aver prodotto una scarsa informazione e già pensano ad un eventuale ricorso. I cittadini romani aventi diritto sono 2.086.430, quindi, il quorum necessario è pari a 688.522 voti. Un numero di votanti piuttosto alto.Tanto per fare un esempio: i voti che hanno eletto sindaco di Roma Virginia Raggi, sono stati circa 450.000 al primo turno, questo risultato fu considerato un plebiscito. A detta del sindaco di Roma in merito al referendum, “i romani si sono espressi 2 anni fa” e “Atac deve rimanere pubblica”. Affermazione che sicuramente non assolve ai quesiti referendari ma è sintomatica di due punti di vista antitetici. Il nocciolo della chiamata referendaria non è in effetti la scelta di trasformare in azienda privata, la municipalizzata, ma scegliere se ricorrere ad una gara d’appalto e permettere a tutti, inclusa Atac, di concorrere, in altre parole ci si interroga se aprire le porte alla liberalizzazione della gestione del servizio. Il conclamato Default dell’Atac, non consente all’azienda di gareggiare, tanto che a causa del debito di 1,4 miliardi ha già stabilito un concordato preventivo in tribunale, anche grazie al sostegno dell’azionista unico, Roma Capitale, che ha prorogato all’azienda il servizio fino al 2021. L’attore e regista Carlo Verdone ha voluto esortare alla partecipazione i romani con un video-appello su Facebook: “L’11 novembre c’è un referendum importante del quale molti romani non sanno assolutamente nulla. Invece è importante che vadano a votare. Possono votare si o possono votare no, ognuno la pensa come è giusto che la voglia pensare. Però è un referendum sull’Atac, e la cosa mi sembra abbastanza seria perché ultimamente l’Atac ha avuto, e ha dato a tanti cittadini che usufruiscono dei mezzi, tante difficoltà”. Carlo Verdone si è inoltre prodotto nell’illustrazione di una sua visuale del servizio pubblico, ritenendo che: “la pubblica amministrazione, non deve privatizzare, ma deve dare delle concessioni affinché si possa fare una gara. Cioè, la città deve essere come divisa in lotti, e ogni lotto deve essere gestito in qualche modo da una concessionaria. La pubblica amministrazione controllerà che tutto vada nel migliore dei modi e secondo me, la cosa più importante è che ne guadagneranno i cittadini in qualità, in efficienza, in sicurezza dei mezzi”. I promotori del referendum si augurano che altre personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, si producano in altrettanti appelli sull’esempio di Carlo Verdone al fine di informare la cittadinanza. La questione Atac è molto sentita da tutti i cittadini romani e qualsiasi appello alla partecipazione annullerà il silenzio che l’amministrazione capitolina sta attuando a pochi giorni dal voto.E’ sempre una buona possibilità il diritto al voto su qualunque questione, è il primo mattone per la Democrazia.