UN PD LACERATO
Il PD è attraversato dalle profonde lacerazioni che da anni lo hanno sbrindellato, facendogli perdere milioni di elettori ma soprattutto privandolo di un’identità riconoscibile e certa: adesso va alla ricerca di un leader attrattivo, coesivo, persuasivo (perpetuamente maschio) che provi a far dimenticare quel Renzi ormai bruciato e non più elettoralmente spendibile che continua a tenere sotto scacco (novello Sansone) ciò che resta dell’ex partito del 40 per cento. Per parte loro LeU, PaP, l’ex Sinistra Italiana, Rifondazione e tante altre microformazioni della galassia deflagata dell’ex sinistra radicale si affannano alla ricerca di una nuova confusa alleanza e periodicamente ci offrono l’illusione precaria di un “nuovo soggetto politico” che regolarmente perde pezzi, si sfrangia, si slabbra, precipita in nuove scissioni. Il panorama é sconfortante e demotivante. Perché dovrei cercarmi un nuovo leader a cui votarmi più o meno ciecamente? Non è di questo che sento il bisogno. Anzi la ricerca spasmodica del leader conferma l’avvenuta mutazione genetica della sinistra (o se volete: del centro sinistra) definitivamente omologata alle categorie politiche dei vincenti sovran-populisti, che riesumano l’archetipo mitico della nazione e del popolo (quale? forse intendono la massa post moderna priva di ideali ma anche di idee) per cementare pezzi di questa ex-società atomizzata dalla digitalizzazione e dalla finanziarizzazione universale. Confesso che sono stanco di questo perpetuo inconcludente lavorio del “magma-left”. Non cerco leader, alleanze confuse, tattiche elettorali. Non portano se non ad altre sconfitte e altri reciproci risentimenti. E ammetto che comunque continuerò a votare il “meno peggio” perché mio padre e mio suocero sono stati partigiani (a loro grave rischio) per darmi la possibilitá di esercitare il diritto di voto dopo la tragedia nazionalistico-fascista. Ma allora cosa cerco? È presto detto. 1 Una teoria (cioè una visione analitica dello stato attuale del mondo) che mi renda comprensibili le interconnesioni globali del sistema economico attuale ed evidenzi le possibili linee di frattura interne del neo-iperliberismo globale imperante. Ancora la sinistra “alternativa” non l ha formulata offrendomi solo analisi parziali e frammentarie. 2 La definitiva archiviazione (da parte del PD) del blairismo che ha snaturato 30 (!) anni fa la sinistra con la “terza via” di Giddens, rivelatasi solo una cosmesi del neoliberismo brutale del tatcher-reganismo (con l’aggravante delle guerre all Islam che hanno fatto esplodere il Medio Oriente inondando il mondo di terroristi e fondamentalisti , sia musulmani che cristiani). 3 Il riscatto di una parola nobilissima , “socialismo”, che l’implosione craxiana del PSI craxizzato ha reso inservibile dall inizio degli anni ’90. Non è tempo di dichiarare chiusa quella tetra stagione che ha tolto dal vocabolario politico italiano una parola altrove ancora legittima e capace oggi secondo me di prefigurare e configurare il modello di rivoluzione economica che sola può farci guardare con speranza al futuro? Il motto della Tatcher fu proprio questo: “La societá non esiste”. Contro i neo-nazionalismi salvin-orban-lepenisti e i pauperismi (im)moralistici e assistenzialisti dei 5S non abbiamo bisogno di gridare forte il bisogno irrinunciabile di una societá globale transnazionale degna del XXI secolo? 4 Conseguentemente non cerco un leader-messia per la competizione elettorale ma un partito che sia “intellettuale collettivo”, cioé un organizzazione critica di questo insopportabile e ingiustissimo presente , capace di analizzare e lavorare alla trasformazione sociale a tutti I livelli: quartiere, cittá, regione, stato, UE. 5 Conseguentemente non posso che restare in attesa di una nuova Sinistra Socialista che archivi quella letale baggianata che é stata la “disintermediazione” (espressione di un modello politico leaderistico che ci ha portato alle attuali macerie) e che sia capace di ascoltare le tante organizzazioni intermedie (sindacati, associazioni, professioni, territori, culture, ecc.) che esprimono la complessitá composita e articolata della nostra società, che ne sono anzi la prima vitale risorsa. Insoomma. Aspetto un “Progetto di trasformazione” del mondo, non un leader. Quando l’avrete, fatemelo sapere.
