COSA SIAMO DESTINATI AD ESSERE
IL dibattito, o meglio, i proclami tentano di enfatizzare i rischi già in essere di una possibile contaminazione derivata da una accoglienza sconsiderata di migranti.Le politiche iniziate da Minniti e proseguite con il governo Conte hanno mirato ad evidenziare paure ed odio ma in sostanza hanno portato più o meno volutamente a far prevalere il teorema che vede come rischio certo il “meticciare” della societàIl fenomeno è vecchio come il mondo anche perché i flussi migratori sono stati sempre una componente fondamentale della vita.Fino da quando le popolazioni delle montagne scendevano nelle valli alla ricerca di una vita migliore.Sono stati fonte di crescita e sviluppo pur essendo fenomeno naturale che scompagina se non compreso ed affrontato.Muri e muraglie nella storia del mondo hanno sempre fallito il loro compito di dividere e proteggere perché dovrebbero funzionare adesso.Sulla necessità di nuove energie per un mondo fatto altrimenti di vecchi penso possano esserci pochi dubbi ed anche sul discorso lavoro altrettanto.Inviterei a vistare fabbriche vecchie e nuovi, i cantieri, i ristoranti, i bar, le nostre stesse case dove affidiamo chi ci ha messo al mondo a persone che hanno radici ben lontane dalle nostre.E ribadirei la cosa che ritengo importante perché questo è un punto che spesso ci vede comportare come le grandi imprese che cercano il miglior risultato con la spesa minore.La questione dunque assodato che l’apporto di migranti è di importanza vitale per la sopravvivenza della nostra società è come avere l’approccio quando non si è fatto altro che instillare paure e odio.Come cogliere le legittime preoccupazioni di un mondo che ha di fronte due opzioni l’estinzione o il terrore dell’integrazione?Ed è sulla parola integrazione che ci sarà da muoversi per non vedere si la nostra cultura, la nostra storia, la nostra evoluzione estinguersi nel giro di una manciata di generazioni.Su questa argomentazione ci dovrebbe essere davvero una preoccupazione indirizzata ad uno sforzo comune.Riporto, a questo proposito, di seguito un documento Istat della scorsa primavera che ben presenta con la concretezza dei numeri.Numeri che si traducono non in paure o aperture indiscriminate ma che possono portare a far coincidere le esigenze concrete, le necessità con i valori costituzionali, laici e religiosi nel tema di una accoglienza integrata e che privilegi il tema dell’umanità.Secondo quello che è stato fino ad oggi Istat,“Si stima che in Italia la popolazione residente attesa sia pari, secondo lo scenario mediano, a 59 milioni nel 2045 e a 54,1 milioni nel 2065. La flessione rispetto al 2017 (60,6 milioni) sarebbe pari a 1,6 milioni di residenti nel 2045 e a 6,5 milioni nel 2065. Tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,4 milioni a un massimo di 62. La probabilità che aumenti la popolazione tra il 2017 e il 2065 è pari al 9%. Il Mezzogiorno perderebbe popolazione per tutto il periodo mentre nel Centro-nord, dopo i primi trent’anni di previsione con un bilancio demografico positivo, si avrebbe un progressivo declino della popolazione soltanto dal 2045 in avanti. La probabilità empirica che la popolazione del Centro-nord abbia nel 2065 una popolazione più ampia rispetto a oggi supera il 30% mentre nel Mezzogiorno è nulla. È previsto negli anni a venire uno spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord del Paese. Nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale. Le future nascite non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi: dopo pochi anni di previsione il saldo naturale raggiunge quota -200 mila, per poi passare la soglia -300 e -400 mila nel medio e lungo termine. La fecondità è prevista in rialzo da 1,34 a 1,59 figli per donna nel periodo 2017-2065. Tuttavia, l’incertezza aumenta lungo il periodo di previsione. L’intervallo di confidenza proiettato al 2065 è piuttosto alto e oscilla tra 1,25 e 1,93 figli per donna. La sopravvivenza è prevista in aumento. Entro il 2065 la vita media crescerebbe di oltre cinque anni per entrambi i generi, giungendo a 86,1 anni e 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,6 e 85 anni nel 2016). L’incertezza associata assegna limiti di confidenza compresi tra 84,1 e 88,2 anni per gli uomini e tra 87,9 e 92,7 anni per le donne. Si prevede che il saldo migratorio con l’estero sia positivo, mediamente pari a 165 mila unità annue (144 mila l’ultimo rilevato nel 2016), seppure contraddistinto da forte incertezza. Non è esclusa l’eventualità ma con bassa probabilità di concretizzarsi (9,1%) che nel lungo termine esso possa diventare negativo. Il saldo naturale della popolazione risente positivamente delle migrazioni. Sempre nello scenario mediano l’effetto addizionale del saldo migratorio sulla dinamica di nascite e decessi comporta 2,6 milioni di residenti aggiuntivi nel corso dell’intero periodo previsivo”.Numeri che fra luci ed ombre evidenziano la necessitá se non fosse per altro che per una questione demografica di un importante apporto di esistenze che arrivano da fuori.Questo lo scenario previsto che può essere solo aggravato dalle scelte delle chiusure fisiche e morali dei nostri giorniA tutti noi il dovere di riflettere intimamente ed arrivare a conclusione, su cosa siamo destinati ad essere ma soprattutto su cosa siamo destinati a diventare.Anche perché vorremmo che un giorno, fra qualche decennio, non si arrivi davvero al punto di aver realizzato una integrazione per semplice sostituzione.
