VENEZUELA. IL “PRONUNCIAMENTO” DI GUAIDÒ

VENEZUELA. IL “PRONUNCIAMENTO” DI GUAIDÒ

So bene che la situazione del Venezuela è grave. Epperò so anche che non si tratta dell’unico paese al mondo con l’economia in affanno e neppure l’unico in cui sembra che un sistema apparentemente democratico stia involvendo in senso autoritario (gli esperti hanno dato a questo fenomeno il nome di “democratura” e, anzi, segnalano involuzioni del genere persino in paesi della Ue come l’Ungheria o la Polonia). Tuttavia il 18 maggio 2017, per le elezioni dirette del premier, è un fatto che a Caracas giunsero 150 osservatori internazionali tra cui i rappresentanti di alcuni organismi regionali dell’America Latina come il Caribe e l’Alba, e persino di nazioni come Bolivia, Cina, Siria e Turchia. Altre autorità come la Ue, invece, si tennero fuori. Da ricordare, peraltro, che in quell’occasione il partito di Guaidò dette indicazioni di “non voto”. Comunque, secondo il Tribunale Elettorale Venezuelano, l’elezione di Maduro (erede designato di Chavez) fu riconosciuta come valida con 5,8 milioni di voti equivalenti al 68% del totale dei votanti contro il 21% del suo maggiore avversario dell’epoca Falcon. Dunque, pur consapevole (lo ripeto a scanso di equivoci) delle condizioni particolarmente difficili che oggi sta vivendo quel Paese, mi pongo alcune domande: come può essere valida l’assunzione della carica di premier ad interim da parte di Guaidò per effetto dell’autoproclamazione  e del giuramento che ha fatto nel corso di una manifestazione? perché il riconoscimento da parte del Tribunale Elettorale Venezuelano della vittoria di Maduro alle elezioni del 14 aprile 2017 dovrebbe risultare, per effetto di quest’autoproclamazione, superato? quale precedente costituirebbe tutto questo, nel mondo, con l’immediata adesione e sostegno offerto a Guaidò da parte degli Usa di Trump e il solito tentennamento della Ue? Sono domande, le mie, che meriterebbero risposte che ancora non ci sono. Ho cercato, allora, di capirci qualcosa per mio conto (come si dice) in “punto di diritto”, ma non ne sono venuto a capo. Avverto con chiarezza, invece, pericoli di guerra civile cui possono fare da sponda da un lato Trump e dall’altro Putin. In Venezuela, come in Medioriente, esistono partite geopolitiche e militari che possono essere giocate con grande cinismo da entrambi i contendenti laddove c’è petrolio e dintorni. È auspicabile, per il bene dei venezuelani e per il mondo intero, che almeno stavolta sia ricercata prima di tutto una soluzione diplomatica. Per cominciare ne discutano nel Consiglio di Sicurezza Onu. Altrimenti a che serve l’Onu?