MIGRANTI E RIFUGIATI: CURARLI CONVIENE

Se non si vuole farlo per ragioni umanitarie, si potrebbe pensare al risvolto meramente utilitaristico: curare irifugiatie imigranticonviene ai Paesi che li ospitano in termini di salute pubblica e di prosperità economica. A sostenere questa tesi sono due grandi studi:unorealizzato dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms(l’Organizzazione mondiale dalla sanità), e l’altro condotto dallaUCL-LancetCommission on Migration and Health, che riporta la più completa rassegna dei dati disponibili su migrazione e salute a livellomondiale. “Lamigrazioneè il problema che definisce il nostro tempo – spiega Ibrahim Abubakar dell’UCL Institute for Global Health, primo autore dello studio condotto dalla UCL-LancetCommission on Migration and Health, di cui è presidente -. Il modo in cui il mondo affronta gli spostamenti degli esseri umani da un Paese all’altro avrà conseguenze sullasalute pubblicae sulla coesione sociale per decenni a venire”. Abubakar spiega che, oggi, i discorsi populisti divulgati in diversi Paesi demonizzano gli individui che reputano che rifugiati e migranti debbano beneficiare di assistenza sociale e sanitaria. Lo fanno attraverso la diffusione difalsi miti, pervasivi e dannosi tanto per i singoli individui quanto per tutta la società, primi tra tutti quelli secondo cui i migranti sonoportatoridi chissà qualimalattiee rappresentano uneccessivo onereper i servizi sanitari dei Paesi che li ospitano. “Interrogarsi se i migranti ‘meritino’ oppure no di ricevere assistenza alla salute sulla base dicredenze inaccuratesupporta pratiche di esclusione che danneggiano prima di tutto la salute delle singole persone, in seconda battuta il benessere di intere società e, di conseguenza, le loroeconomie“, afferma lo studioso. Al contrario, i sistemi sanitari nazionali dovrebbero prevedere l’integrazioneal loro interno delle popolazioni migranti: “La creazione di sistemi sanitari che integrino lepopolazioni migrantiavvantaggerà intere comunità, con un migliore accesso alla salute per tutti e vantaggi positivi per le popolazioni locali. Non farlo potrebbe essere più costoso per le economie nazionali, la sicurezza sanitaria e lasalute globalerispetto ai modesti investimenti richiesti per proteggere il diritto alla salute dei migranti e garantire che possano essere membri produttivi della società”, conclude lo studioso. Dal canto suo il report dell’Oms, che interessa i 53 Paesi dell’area europea dell’Organizzazione mondiale della sanità, parla chiaro a partire dal titolo: “Report on the health of refugees and migrants in the WHO European Region: no public health without refugee and migrant health (2018)”, ovvero: non può esserci salute pubblica se non viene garantita lasaluteairifugiatie aimigranti.