PROPAGANDA REDDITO

Già nel 2013 i dati ISTAT mostravano un aumento significativo del numero dei cittadini in povertà in Italia e una crescita della diseguaglianza sociale.Per questo si avanzavano una serie di richieste molto precise tra cui quella di un ‘REDDITO di DIGNITA’’.Quella proposta venne sottoscritta e promossa anche da 91 deputati e 35 senatori del Movimento 5 stelle”.Un reddito minimo garantito può rappresentare uno strumento valido non solo per ridurre le diseguaglianze e restituire un minimo di dignità alle persone, ma anche per contrastare le mafie. La povertà, infatti, aumenta la ricattabilità delle persone più vulnerabili: per me la giustizia sociale è il presupposto per contrastare mafie e comunque criminalità organizzata. In due parole è anche un mezzo per garantire maggior sicurezza ai cittadini tutti.Ma di quella proposta sottoscritta allora, ben poco è rimasto nella legge di oggi. Il cosiddetto Reddito di Cittadinanza (RdC) è altra cosa, è un sussidio di povertà a tempo. Esso non rispetta i principi che determinano le caratteristiche del reddito minimo garantito, così come definito dalle risoluzioni europee, nonché da studi e ricerche scientifiche. Il reddito minimo garantito è innanzitutto una misura INDIVIDUALE e non familiare; deve essere erogato in base al criterio della RESIDENZA e non della cittadinanza.Inoltre l’accessibilità al reddito minimo deve essere garantita a tutti coloro che si trovano sotto una certa soglia economica, non deve vessare il beneficiario attraverso stringenti contropartite e forme di condizionamento e, non meno importante, al beneficio economico si aggiunge il diritto a servizi sociali di qualità. Su ciascuno di questi principi il governo fa poco o addirittura fa l’opposto. Innanzitutto, il fatto di aver inserito una soglia di accesso, che di fatto riduce a meno della metà la quota degli aventi diritto: circa 4,3 milioni su 9,3 milioni di persone che vivono sotto una certa soglia di reddito dignitosa. Ma il beneficio, oltretutto, non viene garantito fino al miglioramento della propria condizione economica, ma viene interrotto dopo 12/18 mesi ed è legato a politiche di lavoro che incentivano assunzioni sotto qualificate a costi ridotti per le imprese che beneficiano di quel reddito. C’è poi il criterio della cittadinanza, che penalizza i cittadini di origine straniera (10 anni ). Infine, particolarmente significativa, la mancanza di un’offerta di servizi sociali di qualità, così da definire un ventaglio di interventi mirati e diversificati in base alle esigenze delle persone Temo, da quel che ho letto in questi giorni, che anche la copertura economica sia una chimera, come dice Boeri.Allora si stimava per tutta la platea dei sotto la soglia tra i 16 e i 17 miliardi di euro l’anno, il provvedimento attuale ne mette a disposizione 6,11 per il 2019, in crescita graduale fino agli 8,2 miliardi del 2021. Inoltre questo provvedimento avrebbe dovuto essere realizzato con la fiscalità generale, e non in deficit come invece è stato fatto, perché questo porta all’aumento del debito pubblico. Infine mi preme sottolineare una cosa importante, di cui non si parla mai. Anche fosse stato fatto nel migliore dei modi, non avrebbe sconfitto la povertà, che non dipende solo dalla mancanza di redditi, ma dal lavoro mal pagato, dai tagli alla spesa sociale, da politiche fiscali regressive e dalla mancanza di investimenti. Invece il vero problema sono le enormi diseguaglianze e tutte quelle norme che sono state approvate negli ultimi anni che hanno portato alla precarizzazione del lavoro e al taglio dei fondi per il welfare.