CARABINIERE UCCISO, LACRIME PER LA MORTE DI UN UOMO E DELLO STATO DI DIRITTO

Finito da poco il funerale di Mario Cercello Rega, carabiniere ucciso a Roma con otto pugnalate. Somma Vesuviana, suo paese natale, stretta attorno al feretro, come la moglie, come l’Italia intera rappresentata da quella bandiera che oggi onora chi l’ha onorata. Uomini a riconoscere il valore di un Uomo. Donne ad asciugare le lacrime di chi resta. Bambini a cogliere il grande esempio di chi lavora e in nome di quel dovere paga il prezzo più alto. Tanti carabinieri a porgere l’ultimo saluto a uno di loro. Due ali dentro la chiesa gremita con lo sguardo fisso verso una bara che contiene una vita, tanti sogni, progetti. E pensare tra una preghiera e la commozione: -anche io avrei potuto essere qui. Anche a me il dovere potrebbe chiedere di immolarmi- Una foto a campeggiare dinanzi al feretro. In alta uniforme. Lo scatto che ha immortalato un momento lo ha regalato sorridente e orgoglioso al resto dei giorni di chi lo ha amato e a noi che lo abbiamo conosciuto proprio nel momento in cui il destino ce lo ha fatto salutare. Fino in fondo vissuti i versi del Vangelo che hanno sottolineato il suo matrimonio e oggi il suo funerale” sale della terra luce del mondo.” A officiare la cerimonia monsignor Santo Marcianò il quale, nella sua omelia ha pronunciato parole commosse per il giovane brigadiere:-Sì, ha servito persino la vita dei criminali, anche di colui che lo ha accoltellato e che, certamente, egli avrebbe voluto difendere dal dramma terribile della droga che disumanizza e rende vittime dei mercanti di morte, soprattutto i giovani.- E, rivolgendosi ai politici presenti, ha detto:- I politici imparino da lui il senso dello Stato- Il senso dello Stato. A volte si è sgomenti perché è proprio dinanzi a queste tragedie che quel senso dello Stato da alcuni viene distorto, da altri strumentalizzato, da altri ancora messo in pericolo. La morte del giovane carabiniere ha aperto il vaso di Pandora di una umanità gravemente malata. Una malattia che, se non fronteggiata, potrà portare alla morte dello Stato di Diritto. Quel Tricolore steso dai colleghi sulla bara accanto alla maglia di Insigne e alle foto con la giovane vedova, e’ l’abbraccio dell’Italia stretta attorno ad un servitore dello Stato caduto per onorare la sua divisa e la sua bandiera. E’ il senso del suo dovere, del suo sacrificio, del suo sangue, e’ quel canto che sgorga dal cuore di tanti italiani per dissimulare il pianto. Non c’e’ retorica nella morte. E anche la comprensibile rabbia dovrebbe incontrare la dignita’ del silenzio. La propaganda e la benzina sparsa sul fuoco rischiano di innescare solo un gorgo senza fine di odio e di violenza. L’assassino dovra’ incontrare lo Stato nella sua veste severa. Dovra’ affrontare un processo e subire le conseguenze del suo gesto, con la previsione di una pena certa, sicura. Ma anche Caino in uno stato civile non deve essere esposto a pubblico ludibrio. Chi ha divulgato l’immagine dell’assassino bloccato e bendato, chiunque si sia beato di quella deviante prova di forza, forse ignora che ai sensi del comma 6 bis dell’art. 114 codice di procedura penale ” È vietata la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta “. Sull’opportunità di questa disposizione non possono esservi dubbi. Una tale rappresentazione porta inevitabilmente coloro che guardano l’immagine ad equiparare la persona ad un animale. Trattasi di una crudeltà gratuita, a prescindere dalla colpa commessa dal soggetto la cui immagine viene divulgata. Onore al Carabiniere ucciso. Nella sua fedeltà alla Nazione un sentimento che accomuna un popolo e lo fa commuovere dinanzi a una bandiera che reclina il suo capo a mezz’asta in segno di lutto e di rispetto per chi ogni giorno con spirito di abnegazione e sacrificio indossa una divisa e affronta il suo destino. Ma nessuno tocchi Caino. E’ il discrimen che distingue la civilta’ dalla feralita’.