FERMI AL CINQUE DICEMBRE
Pensavamo che le cose, gli errori del passato non potessero più ripetersi.Lo speravamo ingenuamente convinti che la lezione fosse bastata.Credevamo che gli ultimi eventi avessero portato a riconsiderare certe posizioni a ricostruire certi passaggiPensavamo che la memoria, la ragione, avessero fatto maturare nuovi convincimentiEd invece, eccoci ancora qui. Eccoci fermi al cinque dicembre. Eccoci, come allora, da un lato sollevati dal pensiero per quel referendum che non avevamo compreso, fosse andato per il verso giusto.Sollevati per il pericolo sfiorato, per la pochezza sconfitta, ma anche decisamente rammaricati per l’esser finiti in quella trappola che avrebbe distrutto quanto di bene poteva esser stato fatto fino ad allora.Decisamente contrariati per aver visto il Paese voltare le spalle e tornare all’ovile della destra.Di nuovo corrucciati per aver visto dissipare un patrimonio ad una persona alla quale, pur non apprezzandola, riconoscevamo il merito dell’opportunismo e della piacioneria. E così all’alba del giorno, venendo ai nostri giorni, dopo aver sfiorato, con le grida di odio dei nuovi barbari, la capitolazione della democrazia, eccoci di nuovo a veder frantumare il frantumabile. Ecco il figliol prodigo chiedere di nuovo la sua parte come se niente, quel cinque dicembre fosse avvenuto.Eccoci, nel momento in cui si intravedevano possibilità e sentieri nuovi, ecco riemergere il vecchio mascherato da nuovo.Ecco arrivare qualche cosa che impedirà di allungare il passoEcco la spavalderia attraversare il palcoscenico e cercare di conquistare l’applauso di un pubblico stanco.Ecco le ambizioni personali portare a far credere quanto sia utile e bello spostarsi sulla destra, verso un centro che ormai non esiste più, per raccattare nuovi consensi.Si, siamo davvero fermi al cinque di dicembre di un anno che non sappiamo più ne riconoscere e ricordareSiamo ancora fermi al tempo in cui i bambini bizzosi impongono alla mamma di comprare un gelato.
