ASSISTO, CON DOLORE, AGLI EVENTI DEL PD DI QUESTI GIORNI
Ho aderito al PD in formazione ai tempi di Veltroni. Sono stato eletto nella sua assemblea costituente. Ho lavorato sotto la guida di Sergio Mattarella al codice etico. Ho avuto la fortuna e l’onore di essere stato per 5 anni deputato del PD. Il PD è l’unico partito al quale mi sono iscritto, esclusi i gruppi marxisti-leninisti della mia giovinezza.Assisto con dolore agli eventi di queste ore. E anche (non sembri una contraddizione) con un certo disincanto. Da qualche anno sono immerso nel mio bellissimo mestiere e nelle mie ricerche. Tuttavia sento il problema: Renzi, e in modo diverso Calenda, pongono un problema ineludibile. Si tratta dell’Italia del ventunesimo secolo, e anche dell’Europa, e se vogliamo del mondo. L’Italia vecchia, bloccata, demograficamente ferma, incattivito, disperata. Il mondo nel quale le vere democrazie arretrano e avanzano le forme nuove (populiste o no) dell’autoritarismo. Le masse che non sono più un fattore, il fattore del progresso ma folle senza più sentimento né ragione.Nessuno degli attori in scena, qui in Italia, si pone questi drammatici problemi (ambiente, ruolo dell’industria tecnologicamente avanzata, ricerca,livelli di istruzione, formazione delle elite, ripristino degli ascensori sociali). Il dibattito politico, PD compreso, è disperante. Che fare? Forse la nostra generazione, quelli del ’68 dico, ha fallito. Tirando i remi in barca, a 70 anni , sentiamo il sapore amaro di una delusione.Ci sono anche i nostri figli, scrisse mio padre a Antonio Pigliaru in un famoso carteggio nel quale dominava un pessimismo simile a quello di oggi. Ma noi ci siamo stati davvero? E i nostri figli queste generazioni che lasciamo più povere di quanto noi siamo stati, ci saranno davvero?
