TORINO, ANCORA EPISODI DI ODIO E RAZZISMO. CHI NON VEDE L’EMERGENZA È COMPLICE

TORINO, ANCORA EPISODI DI ODIO E RAZZISMO. CHI NON VEDE L’EMERGENZA È COMPLICE

Torino. C’è una partita di calcio tra under 14. Un ragazzo di colore, di origini ivoriane, cade a terra. Gli si avvicinano gli avversari. Lo guardano ed iniziano: “Sei uno scimmione”, “alzati negro”. Un coro che presto si estende anche ad altri ragazzi di origine straniera presenti in squadra, come il figlio adottivo di Luca, l’uomo che vedete in foto. A cui gridavano “tornatene in Marocco”. Ma c’è anche di peggio. Fomentati da quei cori, anche dagli spalti gli adulti hanno iniziato ad inveire contro il ragazzo. Usando lo stesso stile. Allora a quel punto l’arbitro decide di fare l’unica cosa giusta: sospendere il match. Perché quel razzismo non è tollerabile. Non lo è mai, in nessun caso. Ma a maggior ragione contro un ragazzino di neanche 14 anni. E che cosa accade quando l’arbitro prende quella decisione? Che viene assalito da giocatori e tifosi. Mentre esce lo fermano: “bamboccio”, “ora ti aspettiamo fuori, così vedi cosa succede”, “stai attento che non arrivi a casa”. Tanto violente sono state le minacce che è dovuto uscire dal campo scortato. Ecco. Allora diciamolo chiaro. Chi, di fronte all’ormai sistematico ripetersi di episodi come questi continua a non voler capire che siamo davvero in emergenza su odio e razzismo, non è più solo cieco.