GRECIA. QUELLA DONNA, CON IL PICCOLO ATTACCATO AL SENO

GRECIA. QUELLA DONNA, CON IL PICCOLO ATTACCATO AL SENO

La spiaggia del resort a cinque stelle sulla penisola calcidica confina con la spiaggia della pensione Olympus, con la sua blu e bianca e il cartello che indica che le stanze hanno tutte il bagno con doccia. A un passo dai lettini imbottiti e dagli eleganti ombrelloni in tela ecrù, ci sono le sdraio pieghevoli e gli ombrelloni spaiati, ammassati uno accanto all’altro, popolati da greci scappati dall’afa di Salonicco per il fine settimana, da tedeschi in cerca di vacanze low cost, di inglesi in cerca di vacanze avventurose. Finita la spiaggia dell’Olympus, inizia la spiaggia libera, su cui si affaccia la taverna con pranzo completo a 8 euro e 50. E gli ombrelloni piantati nella sabbia troppo bassi per metterci sotto altro che un telo di spugna. Su uno di quei teli, accanto a una borsa frigo,c’è una ragazza. A prima vista sembra una signora di una certa età, come lo sembravano le nostre nonne già a venticinque anni, dopo che avevano partorito due o tre figli. Sembra un quadro di Botero, con le sue curve straripanti, il costume intero a motivi floreali, le vene in evidenza sulla pelle chiara, i capelli stretti in una crocchia. Ha in braccio un bambino di circa un anno, attaccato al grande seno, lo culla per farlo dormire. I nostri sguardi si incrociano per un istante, e lei abbassa subito gli occhi, come se si vergognasse, e tanto. Ora che la vedo bene, non ci arriva a 25 anni. Le faccio un grande sorriso, il più grande che ho e vorrei dirle sei brava, sei bella, stai facendo tutto giusto. Non le dico nulla ma continuo a sorriderle, abbassando anche io gli occhi.