IL CAPO RENZI METTE IN CASSA INTEGRAZIONE 170 SUOI DIPENDENTI

IL CAPO RENZI METTE IN CASSA INTEGRAZIONE 170 SUOI DIPENDENTI

La notizia è del primo settembre, 174 dipendenti del PD hanno ricevuto la lettera che comunica la cassa integrazione per un anno. Non ha avuto una grande risonanza, se non qualche accenno sui social, spesso ironico nei confronti del segretario Matteo Renzi, quando nel mese di agosto si era aperta la trattativa con i sindacati per discutere del problema. Ironia, e non solo, dovuta per le modalità con le quali dal dicembre 2013 l’ex sindaco di Firenze ha deciso di gestire il partito che lo ha portato al trionfo, probabilmente tra i tanti voti raccolti nelle primarie, anche quelli di molti dipendenti oggi allontanati. Quella che oggi appare come una notizia pochi anni fa inaspettata ed incredibile era invece scritta a chiare lettere nel programma di Renzi per il congresso dell’8 dicembre, al punto 1.7: un partito degli amministratori, dei parlamentari che assumessero sul territorio la responsabilità di portare avanti idee e programmi, l’abolizione delle correnti, un partito che riconoscesse la figura del leader come unico decisore per far cessare le discussioni interne. In poche parole lo smantellamento della base da trasformare in comitati elettorali e megafoni della “voce del padrone”, pensateci bene tutto l’opposto di ciò che invece erano i partiti dai quali è poi nato il PD, le cosiddette correnti che non erano altro che visioni alternative all’interno di uni stesso contesto, che favorivano la permanenza negli stessi luoghi di chi la pensava diversamente, diventavano un impiccio anche per le posizioni che spesso si assumevano nei confronti dei quadri dirigenziali, compreso il segretario, insomma è stato abolito il termine “sintesi”, da quel momento in avanti è vietato contraddire, posizionarsi in antitesi rispetto al “capo” È normale quindi il lento allontanamento di chi nel suo piccolo si sentiva protagonista delle scelte, anche per una virgola aggiunta grazie al suo intervento, la base in un partito è fondamentale per portare avanti le idee ed i programmi, se manca devi utilizzare altri metodi, soprattutto devi attingere in maniera importante ai fondi economici sempre più limitati, frutto soprattutto del lavoro dei militanti, da qui la crisi che ha portato al licenziamento dei dipendenti, milioni di euro investiti nella campagna referendaria per il sostegno delle riforme costituzionali, un leader costretto ad utilizzare mezzi inconsueti per un partito dalle radici di sinistra, una campagna pubblicitaria idonea solo per chi grazie alla “pubblicitá” ha costruito un impero economico e politico, Silvio Berlusconi. Non deve quindi sorprenderci la trasformazione in partito liquido del PD, l’aver sempre più acquistato i connotati di un partito di centrodestra, quando prevale la smania di inseguire i mal di pancia senza dare risposte meditate e serie, imitare chi delegittimava la Politica dal punto di vista economico, scegliendo la via di buttare il bambino insieme all’acqua sporca, si decide scientemente di accettare questo destino, che a pagarlo siano 174 persone, poco importa, l’importante è che prevalga su tutto la “narrazione” del capo.