MELONI E SANTANCHÈ: FACOLTÀ DI OFFENDERE LA PRESIDENTE DELLA CAMERA BOLDRINI

Concluse le ferie, i fatti di Rimini, portano Giorgia Meloni a scagliare un violento attacco alla presidente della Camera: “Lo chiedo da donna, da madre e da cittadina: veramente Laura Boldrini, la donna che ricopre il più alto incarico della Repubblica Italiana, non ha nulla da dire sui gravissimi stupri di Rimini commessi da un branco di vermi magrebini?”. La necessità di accendere i riflettori, dopo un periodo che l’aveva vista decisamente defilata, così impone alla leader di Fratelli d’Italia di andare oltre: “Veramente, in nome della difesa ideologica dell’immigrazione di massa, è disposta ad accettare la violenza sessuale come un “male necessario” del multiculturalismo?”. A sostenerla la deputata di Forza Italia, Daniela Santanché: “Il femminismo buonista all’italiana è una delle piaghe culturali del nostro Paese. La presidente della Camera è tanto attenta alle desinenze e alle battaglie retoriche che interessano solo la sinistra radical chic ma è assente quando c’è da commentare episodi di cronaca efferati come quello di Rimini”. Bordate decisamente irrispettose che hanno destato un polverone politico in momenti in cui i riflettori erano puntati sui giochi per le candidature siciliane ed alle esternazioni del ministro Minniti. La stessa Boldrini ha voluto stigmatizzare queste dichiarazioni nel corso di una intervista:“Trovo agghiacciante il livello del dibattito di questi giorni. Come se la gravità della violenza dipendesse da chi la mette in atto o da chi la subisce. Lo stupro è uno degli atti più abominevoli che esistano ai danni di una donna. Un crimine esecrabile che lascia conseguenze permanenti, distrugge l’esistenza di una persona”.Ed ancora: “Chi è a capo di un partito politico o di un movimento se apre la strada a tutto questo ne porta anche la responsabilità. Poi non c’è da meravigliarsi che altri seguano. Se lei va sui miei profili social vedrà che ci sono commenti pieni di minacce e volgarità, di inviti alla violenza. Spesso queste persone hanno chiari orientamenti politici. Se semini odio questo è il risultato. Ho deciso che denunciare fosse doveroso, a tutela mia e dell’istituzione che rappresento. Ho ricevuto tantissima solidarietà: sette milioni di visualizzazioni per il mio post, oltre 40 mila commenti. Gente che mi dice: ‘Presidente vada avanti, siamo con lei’”.A prendere le difese del presidente della Camera, il capogruppo di Sinistra Italiana, Giulio Marcon: “Gli haters del web possono essere contenti di avere arruolato una nuova adepta: Giorgia Meloni” che fra l’altro annuncia un’interrogazione parlamentare.Critico è anche il deputato di Mdp Arturo Scotto che si è dichiarato decisamente “schifato” da questa ennesima vergognosa strumentalizzazione, per questo inopportuno accostamento alle drammatiche violenze compiute sulle spiagge di Rimni.Scotto ha sottolineato: “Anche la Meloni si unisce allo sport nazionale del momento: dare addosso sempre e comunque alla Boldrini”.Ed ancora: “La leader di Fratelli d’Italia farebbe bene a chiedere scusa alle donne, alle mamme e a tutti i cittadini”.Parole del tutt’e opposte sono arrivate dalla vicecapogruppo alla Camera della Lega, Barbara Saltamartini: “A distanza di giorni dal terribile stupro a Rimini non ho ancora sentito parole chiare di condanna da parte della Presidente Boldrini. Il suo silenzio è vergognoso, inaccettabile, offende le vittime e tutte le donne”.Con il suo attacco la Meloni aveva seguito le frasi di lunedì scorso, postate dal segretario di “Noi con Salvini” di San Giovanni Rotondo (Foggia), Saverio Siorini, che su Facebook aveva scritto: “Ma alla Boldrini e alle donne del Pd, quando dovrà succedere?”. Una frase che era stata rafforzata, senza alcun pentimento, da un’altra, apparentemente meno dura: “Ovvio che non era mia intenzione augurare il male a nessuno, con questo non cambio idea: auguro una castrazione chimica a tutti gli stupratori e la rabbia del popolo a tutti i complici del Pd”.Frasi che erano costate decisamente care al segretario di “Noi per Salvini”, che si era visto espulso dal suo ruolo politico dagli organi di controllo del suo partito.Dimissioni che non toccheranno sicuramente nè la Meloni nè la Santanchè.Loro hanno facoltà di offendere.