PIERA AIELLO A ROMA, LA CANDIDATA “SENZA VOLTO” ELETTA NON SOLO PER IL M5S

PIERA AIELLO A ROMA, LA CANDIDATA “SENZA VOLTO” ELETTA NON SOLO PER IL M5S

Fra i tanti nuovi deputati e senatori che arriveranno a rappresentare il Paese a Roma c’è una persona che non ha potuto fare la campagna elettorale come le altre.Che non ha potuto percorrere in lungo ed in largo il proprio collegio facendo dibattiti ed incontri, stringendo mani, raccontando il suo progetto di società migliore.Una donna che non ha potuto né mostrare la faccia né avere contatti diretti con gli elettori. Si tratta di Piera Aiello, testimone di giustizia e candidata ‘senza volto’ nel collegio uninominale di Marsala, proprio nel feudo di Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande boss di Cosa nostra.La sua candidatura aveva suscitato sorrisi beffardi e la più totale sottovalutazione per una sfida nella quale ha pesato più di altro il messaggio della memoria.I partiti tradizionali l’hanno completamente dimenticata come hanno dimenticato spesso i familiari delle vittime delle mafie ed i testimoni di giustizia.Piera ha però ugualmente stravinto con il 51,2 per cento: 20 punti in più di Tiziana Pugliese di Forza Italia mentre l’uscente Pamela Orrù del centro sinistra lontana, lontanissima al 13,5. La storia di Piera ha fatto la differenza, ha inciso più di tanti dibattiti e proclami, una storia che comincia con un amore che si trasforma nel sogno di una vita in comune.A 18 anni, Piera convola a nozze con il rampollo di una potente famiglia mafiosa.Piera però non accetterà la regola del silenzio e della totale obbedienza. Denuncerà i traffici, i delitti di Cosa nostra dopo l’uccisione del suocero seguita, sei anni più tardi, da quella del marito, Nicola Accardo.Segnata dal dolore e con una figlia di tre anni, nel 1991 condivise con la cognata, Rita Atria, la scelta di collaborare con la giustizia.“Mi sono ritrovata a essere testimone di giustizia quasi per caso”, ha raccontato, “quando ho iniziato a parlare con il capitano dei carabinieri di Montevago, il paese dove vivevo, un far west». Poi arrivò l’incontro con Paolo Borsellino e la decisione del magistrato di tutelarla facendola trasferire lontano dalla Sicilia, con la sua bambina. A convincerla, a sostenerla il giudice, lo “zio Paolo”, con il quale Piera e Rita stabilirono un rapporto umano indiscutibile.Un rapporto talmente profondo, sincero e coinvolgente che convinse Rita al suicidò dopo l’attentato di via D’Amelio in cui Borsellino venne assassinato, insieme alla sua scorta, il 19 luglio 1992. Seguirono anni di nuovi dolori, di paure quotidiane, di una vita nascosta, fino alla scelta di gettarsi nella mischia per riappropriasi della propria esistenza.Adesso Piera Aiello, dopo aver spiazzato gli scettici grazie al riconoscimento da parte di tanti elettori, ha voluto dedicare la vittoria proprio al giudice Borsellino che come tanti altri servitori dello Stato ha dedicato la sua esistenza al rispetto delle leggi e della convivenza civile: “La dedico a zio Paolo. Quando andai via dalla Sicilia mi disse: ‘prendi la Sicilia e strappala, dimenticala’. Oggi ho pensato, ‘forse questa volta ti sei sbagliato, caro zio Paolo”.Come testimone di giustizia Piera ha vissuto immersa nell’anonimato, provando a cancellare la sua stessa memoria, in una località protetta, per ben 26 anni. Adesso potrà mostrarsi in Parlamento, e il suo volto diverrà noto, ma sempre con le stesse misure di sicurezza che resteranno attive per proteggerla.Dietro la scelta, la vittoria di Piera, il M5S che ha raccolto il pieno dei voti in tutta la Sicilia.Anche nei luoghi più impensabili, anche in quella che un tempo veniva definita la “capitale della mafia”.A Corleone, per esempio, regno di Totò Riina e Bernardo Provenzano, dove Vito Ciancimino e la “sua” Dc facevano il pieno di voti. Qui nel collegio uninominale della Camera il farmacista del paese, ha raccolto il 56,7% delle preferenze lasciando indietro di ben 16 punti l’ex ministro Saverio Romano, candidato di centro destra fermo al 30 per cento.