PAPA FRANCESCO: È CON L’UMANITÀ CHE ARRIVA UN LAVORO DIGNITOSO

Il Papa degli ultimi, delle periferie, della sfida alla centralità dei valori umani, ha toccato, in una intervista al Sole24ore, uno dei temi fondamentali da sempre, il lavoro. Ma al nostro tempo sembra che fra le contraddizioni che segnano questa attività irrinunciabili si celano nuovi pericoli che rischiano di far franare le conquiste che pure a fatica si sono fatte negli ultimi decenni: “Dietro ogni attività c’è una persona umana. L’attuale centralità dell’attività finanziaria rispetto all’economia reale non è casuale: dietro a ciò c’è la scelta di qualcuno che pensa, sbagliando, che i soldi si fanno con i soldi. I soldi, quelli veri, si fanno con il lavoro. E’ il lavoro che conferisce la dignità all’uomo, non il denaro». Non è, non dovrebbe essere una sorpresa per la Chiesa del dopo Concilio. Sicuramente non lo è per Papa Francesco che si ritrova spesso a citare la dottrina sociale di Paolo VI, in un invito a lottare per rimettere al centro la famiglie, le persone. Una sana economia «non è mai slegata dal significato di ciò che si produce e l’agire economico è sempre anche un fatto etico». Papa Francesco rafforza così il messaggio di una pastorale tutta tesa al sociale e verso una economia più umana: «La disoccupazione che interessa diversi Paesi europei è la conseguenza di un sistema economico che non è più capace di creare lavoro, perché ha messo al centro un idolo, che si chiama denaro». Il Pontefice riassume una visione, nell’intervista al Sole 24 Ore: «Credo sia importante lavorare insieme per costruire il bene comune ed un nuovo umanesimo del lavoro, promuovere un lavoro rispettoso della dignità della persona che non guarda solo al profitto o alle esigenze produttive ma promuove una vita degna sapendo che il bene delle persone e il bene delle aziende vanno di pari passo”. Il cammino è chiaro: «La distribuzione e la partecipazione alla ricchezza prodotta, l’inserimento dell’azienda in un territorio, la responsabilità sociale, il welfare aziendale, la parità di trattamento salariale tra uomo e donna, la coniugazione tra i tempi di lavoro e i tempi di vita, il rispetto dell’ambiente, il riconoscimento dell’importanza dell’uomo rispetto alla macchina e il riconoscimento del giusto salario, la capacità di innovazione sono elementi importanti che tengono viva la dimensione comunitaria di un’azienda». Ed in tutto questo quale ruolo può avere il profitto: «Tenere unite azioni e responsabilità, giustizia e profitto, produzione di ricchezza e la sua ridistribuzione, operatività e rispetto dell’ambiente diventano elementi che nel tempo garantiscono la vita dell’azienda. Da questo punto di vista il significato dell’azienda si allarga e fa comprendere che il solo perseguimento del profitto non garantisce più la vita dell’azienda». Il Papa evoca l’incontro organizzato nel 2016 con Confindustria durante il Giubileo con gli imprenditori e famiglie, in settemila nell’Aula Paolo VI: «Ricordo tanti volti dietro ai quali c’erano passione e progetti, fatica e genialità» dice Francesco. «Abbiamo bisogno di coraggio e di geniale creatività». Un indirizzo che invita a guardare con cuore aperto alla sfida delle migrazioni: «I poveri che si muovono fanno paura specialmente ai popoli che vivono nel benessere», e aggiunge anche che gli stessi migranti «siano rispettosi della cultura e delle leggi del Paese che li accoglie per mettere così in campo congiuntamente un percorso di integrazione e per superare tutte le paure e le inquietudini». In tutto questo il lavoro riafferma il suo ruolo di catalizzatore di vita, speranza ed anche benessere che non può assolutamente indirizzato solo verso l’io ma piuttosto quel “noi” che deve contraddistinguere la comunità del futuro.