DEDICATO A RENZO DIAMANTI SU STADIO, IL SUO GIORNALE

DEDICATO A RENZO DIAMANTI SU STADIO, IL SUO GIORNALE

.Più di cinquant’anni insieme, come fratelli, e mi ha dato il buco. Se n’è andato alla chetichella chiedendo ai suoi silenzio. Con tutti. Disponendo, con le poche parole che ha sempre usato, che le sue ceneri fossero sparse a San Luca, per continuare a vedere per sempre, dall’alto della curva della passione, il “suo” Bologna da Paradiso. Una fede consegnata migliaia di volte ai lettori di “Stadio”, del “Carlino”, del “Guerino”, come alla tivù, memorabile il suo tuffo nella buca del salto in lungo piena d’acqua piovana, allo stadio, per voler cogliere un’esultanza, e rimandata per settimane a “Mai dire gol” quando ci voleva più di un sorriso, una risata liberatoria. Autore di una interminabile galleria d’immagini che han fatto mezzo secolo di storia dello sport bolognese, anche se con me s’era fatto un po’ di mondo. Inventore – ne ridevamo, compiaciuti…esteticamente – della Miss Maglietta, attrici famose, attricette, miss Italia, cantanti e sportive che indossavano i colori del cuore. Era di Campotto d’Argenta, Renzo, un paese della Valle Santa, nel Ferrarese, dove si possono vedere – quando si aprono le porte leonardesche e defluisce la piena del Reno – avvoltoi, falchi, fenicotteri, cavalieri d’Italia – ma nel suo cuore e nel suo obiettivo c’era sempre Bologna, con i suoi eroi antichi e moderni. La prima foto del suo album personale – chiedeva sempre a un collega di fargli uno scatto/ricordo, anticipazione dei selfie – lo ritrae sul sagrato di San Petronio con il cardinal Lercaro e il sindaco Dozza, gran comunista, che realizzano sorridenti il primo compromesso storico alla fine dei Cinquanta. E ancora con Villalta, Savoldi, Merckx, Borg, Tyson, Pelè, Paul Newman a Maranello. E i rossoblù, tutti, da Bulgarelli a Alino Diamanti che amava dire parente. Il nostro rapporto fu…storicizzato da un grande giornalista scomparso, Florido Borzicchi, che sulla prima pagina del “Carlino” del 3 agosto 1980 racconta la strage della stazione di Bologna: “…il primo ad arrivare, il fotografo Diamanti, spedito sul luogo della strage dal suo direttore, Italo Cucci, con una telefonata da Mosca…”. Dovetti spiegare: ero proprio a Mosca, nella sala stampa delle Olimpiadi, e all’improvviso un telescriventista dell’Associated Press, gridando “Mister Bologna! Mister Bologna!”, mi mostrò una striscia d’agenzia: “Bomba alla stazione di Bologna!”. Telefonai ai giornali, era mattina e nessuno in redazione, e allora chiamai Renzo, “vai in stazione, è scoppiata una bomba”. Stava alla Bolognina, col suo motorino ci avrebbe messo un attimo. “A vag sobit – parlava spesso in dialetto – Adess am spiegh…ho sentito un botto…”. E cosí, senza botti, in silenzio, se n’è andato un bravo fotoreporter che non avrà paginate di ricordi, e il mio, qualcuno lo penserà addirittura esagerato. So che non è vero, era bravissimo, ma mi scuserete se vi dico che era anche un fratello.