DI BATTISTA AVREBBE POTUTO FARE L’ATTORE. E INTANTO VI PRENDE IN GIRO

DI BATTISTA AVREBBE POTUTO FARE L’ATTORE. E INTANTO VI PRENDE IN GIRO

Tra i mille e mille personaggi che infestano il dibattito pubblico da svariati anni a questa parte – se non hai problemi psichiatrici in Italia non puoifare politica – ce n’è uno che ultimamente mi ispira parole iraconde nei confronti di un ipotetico creatore:Alessandro Di Battista.Per gli amici e i nemici più comunemente noto come “Dibba”, il nostro custodisce in sé il seme della presunta purezza a Cinque Stelle, quel giusto mix di terzomondismo, anticapitalismo e rivoluzione gentile funzionale a permettere a centinaia di migliaia (se non milioni) di elettori in buona fede a mandare giù ettolitri di liquame melmoso e maleodorante prodotti dal governo Lega – M5S.Dibba è umano, sincero, disponibile, sognatore, indignato, a Dibba non gliela racconti, a Dibba non gliela fai, Dibba è uno sveglio e uno coerente, lui non si vuole ricandidare perché deve girare il mondo in cerca di se stesso, delle proprie passioni, per fare il battitore libero, perché sia ben chiaro: lui è libero, indomabile, lui non scende mica a compromessi, lotta a mani nude contro l’establishment mondiale, col suo motorino scassato o con la sua corriera guatemalteca. E se per caso stai pensando che il buon Dibba stia solo cazzeggiando ben remunerato dal Fatto Quotidiano in attesa di tornare alla ribalta della politica nazionale una volta che il suo “amico” – sincero e leale anche lui, ci mancherebbe – Luigi Di Maio si sarà sputtanato definitivamente, beh, sei solo un rancoroso che non capisce la profondità dei suoi sentimenti.Dibba ha aizzato le folle contro la vecchia politica, ha cianciato sulla qualunque dicendo sempre la cosa giusta e accattivante a favore di telecamere, salvo poi levarsi dal cazzo una volta stretto l’accordo con la Lega – in teoria il peggio del peggio che un 5 Stelle delicato e insieme irriducibile come lui poteva immaginare. Oggi ci racconta i drammi dei poveri campesinos con post che alternano magicamente sorrisi e drammi sociali, che trasudano un mondo migliore nel mentre difendono un presente peggiore, una godibile combinazione di paraculismo e cattiva fede perfettamente speculare a quella di Matteo Salvini.Perché loro – Dibba, Salvini, Renzi, Di Maio, questi fenomeni circensi della politica moderna senza passato, presente, futuro, maestri del fiutare l’aria che tira – sono fatti così, vendono un prodotto e quel prodotto sono loro stessi, avrebbero potuto fare i cantanti oppure gli scrittori oppure gli attori ma essendo tutto questo insieme senza particolari picchi di talento in una di queste tre arti, hanno scelto la via della politica-talent dove basta mescolare qualche frase in italiano più o meno corretto e distribuire dosi combinate di sentimenti e caratteristiche umane basiche (rabbia, orgoglio, passione, bontà, cattiveria, coerenza, pragmatismo, coraggio, c’è anche la viltà ma non tutti la intravedono) per coprire tutto il range di cui il consenso abbisogna.Voglio parlare ad un pubblico sensibile? Metto la foto col bimbo nero. Voglio parlare al pubblico sugli spalti? Difendo l’accordo con la Lega e metto in mezzo il fascismo dell’antifascismo. Voglio vendere la mia storia? Eccomi sull’amaca felice col bambino. Voglio tenermi caldo il posto? Rieccomi qui sul camioncino sudamericano impegnato però, per il nostro bene eh, a mettere becco sulle bestialità della “politica” italiana.Ci sarebbe appunto la politica, in tutto questo, quella dove si ha in mente un’idea complessiva di società, di conflitto, di rapporti di forza, di valori, di principi, di complessità, di fatica, di drammatiche contraddizioni, di studio dei processi reali. A questi venditori di fustini di detersivo non frega un cazzo, non frega un cazzo di voi, voi siete carne da macello utile per una crocetta o un like, non dovete pensare a nulla; siete però caldamente invitati, anzi sollecitati, a tifare, a schierarvi senza porvi domande, senza rivendicare coerenza e soprattutto: non partecipate davvero. Non esprimete dissenso reale. Non scendete per strada, non fidatevi di nessuno, soprattutto non fidatevi di voi stessi. Continuate a osservare alla moviola la simulazione del conflitto, affinché tutto resti immutato. E poi comunque Dibba sorride così bene che guarda, verrebbe da schioccargli un bel bacio sulla guancia.