ENRICO BERLINGUER ANCORA PUO’ INDICARCI L’EUROPA PER CUI BATTERCI

ENRICO BERLINGUER ANCORA PUO’ INDICARCI L’EUROPA PER CUI BATTERCI

Enrico Berlinguer ancora può indicarci l’Europa per cui batterci.Se alle elezioni europee vincerà il Partito Popolare di Weber e di Orban, potrà esserci un’alleanza, alla guida dell’Europa, con i nazionalpopulisti di Salvini, i neofascisti della Le Pen e dell’estrema destra tedesca e europea.Sarà sostanzialmente la fine dell’Unione Europea.La prospettiva di un’Europa, libera, unita e, come volevano Berlinguer e Spinelli, socialista e dei lavoratori, sarà ancora più lontana. In una bella intervista rilasciata a Critica Marxista agli inizi del 1984 le posizioni di Enrico Berlinguer sono chiare.“Non è pensabile – dice – che la via d’uscita dalla crisi della Comunità europea possa consistere nel ripiegamento di ogni singolo Stato sulla sua peculiare identità, nel rinchiudersi nelle particolarità dei propri interessi…non ha senso per chi abbia un minimo di lungimiranza e sappia guardare non solo ai tempi brevi ma anche a quelli medi e lunghi” Secondo Berlinguer due grandi energie devono essere messe al servizio dell’Europa. La prima è quella delle forze operaie, socialiste e popolari dell’occidente e delle loro rappresentanze politiche, che “devono prendere nelle loro mani la causa dell’unità e dell’autonomia dell’Europa. Una tale determinazione non può non sollecitare altri strati sociali democratici e produttivi a pensare agli interessi profondi, e non soltanto immediati, dei loro paesi. Così a un’Europa conservatrice, e quindi debole, può succedere un’Europa forte, progressiva e democratica, con un ruolo attivo nella promozione dello sviluppo e della pace”. L’altra energia è quella della cultura e della storia. Secondo il segretario né i partiti né i movimenti sociali da soli sarebbero in grado di costruire un’Europa unita e autonoma, senza “una cultura che pensi l’Europa, la sua identità, le sue radici, il suo destino, e che pensi la pace e lo sviluppo, e l’Europa come artefice di questi obiettivi”. Quanto si è dibattuto circa le radici dell’Europa. Ecco le sue parole, laiche, nuove ed attuali: “Da quasi tremila anni grandi esperienze di civiltà sono fiorite su questa nostra terra, e noi viviamo in mezzo a ciò che è rimasto, eredi ma anche testimoni, custodi e interpreti attuali della più grande costruzione umana che sia dato conoscere. Senza questo passato dell’Europa, senza il lascito della specie umana vissuta sulla nostra Terra, l’umanità sarebbe priva di un suo punto di riferimento costitutivo. Anche una guerra locale in Europa, ammesso che sia possibile, metterebbe fine a molta vita vivente, e a questa grande vita divenuta testimonianza storica. La vita vivente conta certo più di quella trascorsa; ma anche questa umanità già vissuta conta in modo determinante”. Chiaro no?Credo che questi orientamenti fondamentali, ideali e politici, devono guidarci per le scelte che dobbiamo compiere nei prossimi mesi.