IL FESTIVAL DEL CINEMA DI SAN SEBASTIAN FIRMA PER LA PARITÀ DEI SESSI

IL FESTIVAL DEL CINEMA DI SAN SEBASTIAN FIRMA PER LA PARITÀ DEI SESSI

Ebbene sì, anche in Spagna si parla di quote rosa. Dopo la firma a Cannes e a Venezia di un “impegno” per arrivare ad avere maggior rappresentanza femminile nei vari concorsi cinematografici, anche il festival del cinema di San Sebastian (21-29 settembre) ha ceduto: è stata firmata oggi la “Lettera per la parità e l’inclusione delle donne nel cinema”, alla presenza del vicepresidente del governo spagnolo e ministrode la igualdad(corrispondente al nostrodelle pari opportunità)Carmen Calvo.Secondo il rapporto pubblicato da CIMA (Associazione di Donne Cineaste e di Mezzi Audiovisivi) nel 2017, la percentuale totale delle donne che l’anno scorso hanno lavorato ai film presentati in gara per il Premio Goya è del 24%. Dati che dimostrano lo squilibrio tra i sessi. Vi ricorda qualcosa? Se torniamo indietro a un paio di settimane fa, a Venezia serpeggiava la stessa polemica, con Jennifer Kent come unica donna in corsa per il Leone d’Oro e unica regista insultata pubblicamente da un cretino. Insomma, tutto il mondo è paese: ed ora anche in Spagna cercano di fare qualcosa, forzando la mano e obbligando alla parità. Ma forse (forse, eh) il fatto che ci siano molti più uomini nella lista dei registi presenti ai vari premi è uno specchio della società nella quale viviamo: come si può pretendere che ci sia un 50-50 quando nella realtà i registi “famosi” e apprezzati sono in maggioranza uomini? E non perché le donne non siano capaci, badate bene, ma semplicemente perché non riescono ad arrivare in vetta per svariati motivi, tra cui quello banale ma vero che viviamo in un mondo ancora prettamente maschilista. Per cui, invece di pensare alle quote rosa e a queste continue forzature del sistema, perché non concentrarsi invece a cambiare il tutto alla radice? Ovvio che non sarà una questione di un anno, i risultati si vedranno (se si vedranno) tra parecchio. Ma solo così il cambiamento sarà reale e duraturo. Il “contentino” del “siete pari perché lo dice uno statuto” non serve a nessuno. “Noi donne vogliamo solamente competere con pari opportunità perché sappiamo che vinceremo”: così dichiara Carmen Calvo con una supponenza gratuita, che spesso si usa quando ci si sente attaccati o in difetto. È stupido dire che siamo migliori solo perché donne. Ci sono donne capaci e donne incapaci, come ci sono uomini capaci e uomini incapaci. Sarebbe insensato cadere in un maschilismo al contrario, in cui gli uomini sono cattivi o ci superano solo perché uomini. Non siamo ridicoli. Tornando al festival, gli spagnoli sono arrabbiati perché quest’anno “su 18 film in gara, cinque sono diretti da donne. Non c’è niente di cui essere orgogliosi”. Qualcuno ricorda quante donne erano presenti a Venezia? Ah già, l’abbiamo scritto qualche riga più su. Con questa lettera dell’uguaglianza il festival iberico si impegna quindi a raggiungere la parità negli organi esecutivi (ora su 34 membri 28 sono donne… dovranno eliminarne qualcuna), a rendere pubblica la lista dei membri della commissione di selezione, e a informare sul rapporto statistico uomini-donne tra i membri delle equipe che producono le pellicole partecipanti. Continuiamo a firmare obblighi per l’uguaglianza dunque, ad imporre agli altri la nostra presenza: non solo Cannes, non solo Venezia, ora anche la Spagna. Che i prossimi siano gli amici oltreoceano?