IO NON VOGLIO UNITA’, CHIEDO VERITA’

IO NON VOGLIO UNITA’, CHIEDO VERITA’

Se avessi potuto, se fossi vissuto a Milano, non sarei sceso in piazza. Non perché Salvini e Orban non mi facciano schifo, ma perché penso che il centrosinistra sia – per fortuna – morto.Continuare aessere ostinatamente contro quelli che ci hanno portato a questo punto, contro il Pd, contro i padri e i nonni del Pd – anche contro me stesso, visto che nella mia storia politica porto questo peso – non significa però essere indulgenti con i “nuovi”. In politica non deve valere la regola che il nemico del mio nemico è mio amico. No, il mio nemico continua a esserlo, perfino quando mi dà ragione, come ad esempio sulla Tav; perché in politica non conta solo l’esito finale, ma anche il percorso come ci sei arrivato. E capita a volte di arrivare allo stesso punto, ma partendo da punti diversi, facendo strade diverse, e quelle strade diverse devono pesare, quei punti di partenza diversi devono rimanere lì.Come sapete sono molto pessimista sul nostro futuro. Mussolini per riuscire a vincere dovette uccidere Giacomo Matteotti e ridurre al silenzio Antonio Gramsci, solo per citare due tra i più grandi. Noi dobbiamo avere paura di Salvini – che in un’altra epoca sarebbe stato accolto con un pernacchio – perché non deve uccidere nessuno, non deve incarcerare nessuno. Perché non c’è nessuno da uccidere e nessuno da incarcerare. Non ci sono donne e uomini che facciano vivere un’idea diversa. So che diversi compagni e qualche ex-amico – molti in buona fede, altri no – mi criticano per questa posizione, per questo rifiuto a partecipare a una manifestazione “unitaria” di Milano. Ribadisco che non parteciperò in futuro a simili eventi, perché adesso non abbiamo bisogno di unità, ma di verità e di chiarezza.Faccio un’ulteriore precisazione. Anche se penso che le parole siano importanti – tanto che scrivo un vocabolario – non mi appassiona il dibattito su come dobbiamo definirci. Non uso più la parola “sinistra”, perché ormai è una parola screditata, se si definiscono di sinistra anche Blair, Veltroni e Renzi. Uso spesso la parola “comunista” e quasi volta vengo criticato da qualcuno.Personalmente amo la parola “socialista”, ma davvero non credo sia fondamentale trovare un aggettivo, preferisco che ci dividiamo sulle idee.Diciamo che mi definisco “rosso”. E voglio dire che scenderò in piazza per difendere le mie idee rosse e mi opporrò a chi non è rosso.Allora sono rosso perché sono convinto che dobbiamo ottenere un’uguaglianza sostanziale, che è in antitesi alla concezione prettamente individualistica così in auge in questa fase di sfrenato capitalismo. Sono rosso perché penso che esistano dei beni comuni da sottrarre al mercato, perché penso che la ricchezza debba essere redistribuita, perché penso che l’utilità sociale, la piena occupazione, la dignità del lavoro possano porre dei limiti all’iniziativa privata, perché penso che il welfare debba essere universalistico, perché penso che lo stato abbia il primato della programmazione economica, fino ad arrivare all’intervento pubblico e alla socializzazione dei mezzi di produzione, perché penso che ci siano valori, come l’ambiente e la cultura, più importanti dello sviluppo economico e che sia possibile limitare il profitto se entra in contrasto con questi valori. Perché in sostanza penso che una società rossa con queste caratteristiche sia l’obiettivo dell’umanità, la futura umanità, come cantavano i nostri nonni e i nostri padri, intonandoL’Internazionale.