ITALIA: E’ SBOCCIATA UNA VECCHIA IDEA DI CALCIO: IL GIOCO CORTO

ITALIA: E’ SBOCCIATA UNA VECCHIA IDEA DI CALCIO: IL GIOCO CORTO

L’iItalia di Mancini, improvvisamente, ieri sera è sbocciata, e come sempre, quando mai più nessuno se lo aspettava, anzi ci si aspettava solo una possibile, probabile, retrocessione dalla serie A del girone della Nations League, e invece ha vinto e convinto, dando a tratti anche spettacolo, e il risultato finale risulta sicuramente avaro e striminzito in base alla qualità del gioco espresso e alla quantità delle occasioni create. Un calcio scintillante, moderno, fatto di tanti piccoli passaggi, di un grande possesso palla e di un dominio pressoché totale. Si è detto calcio “Sarriano”, si è parlato di modello Guardiola, con un po’ anche di Ancelotti, e, perché no un pizzico di Mancini, così l’Italia è tornata bella e amata dagli italiani, ma forse non tutti sanno che questo tipo di calcio fu già applicato in Italia negli anni ‘70 e venne chiamato “ gioco corto” il suo profeta era Corrado Viciani, e la Ternana che nel biennio 1979/71-1971/72 spopolò e rappresento’ una vera e propria innovazione, fu la sua creatura. La mitica squadra che negli anni 70 impressionò il mondo sotto la guida di Corrado Viciani.Grazie ad un calcio-spettacolo al quale si sono ispirati perfino Arrigo Sacchi e Pep Guardiola.Per due stagioni, quelle del 70/71 e del 71/72, la Ternana, sotto la guida di Corrado Viciani, camminò sulla Luna. Una squadra che muoveva la palla rapidamente, giocando per 90 minuti un calcio fatto di tanti passaggi, tutti eseguiti con grande precisione e seguendo una filosofia così definita da diventare un’ossessione.Un gioco che potrebbe essere definito precursore di quello mostrato dal Barcellona di Pep Guardiola o dal Milan di Arrigo Sacchi.Il Gioco Corto di Viciani sembrava così irreale per i tempi, che nel suo libro (Il Gioco è bello quando è corto), Gianluca Diamanti si chiedeva se fosse davvero mai esistito. «La Ternana ha davvero camminato sulla Luna? O è stato solo un sogno collettivo mai avveratosi?». Ecco ieri sera Mancini ha ripescato quel gioco, e il risultato e’ stato clamoroso: da anni una Nazionale non giocava così bene, con un fraseggio corretto, efficace e da anni non creava tante occasioni da gol, fuori casa. Eravamo rimasti alla sconfitta con il Portogallo e al pareggio con la stessa Polonia, ed eravamo soprattutto allo sconforto totale, convinti che non avessimo più ne’ idee ne’ talenti e che la retrocessione fosse ormai un evento ineluttabile. Con l’Ucraina, in verità, qualche sprazzo di buon gioco, qualcosa di simile, nel primo tempo si era pure visto, ma sinceramente tutti ne sottovalutammo la portata e il risultato finale, ennesima gara senza vittorie, ci aveva fatto ripiombare nel pessimismo cosmico. Poi arriva la gara in Polonia e accade un capolavoro tecnico tattico: due play, quasi simili, ( Veratti e Jorginho) un centrocampo fatto da “ nanerottoli” con il cagliaritano Barella a completare il reparto, il tridente leggero Insigne-Chiesa-Bernardeschi, senza un centravanti vero, e in difesa, reparto sempre affidabile con la coppia centrale juventina, la conferma di Biraghi, pure lui molto criticato: insomma era difficile sperare a qualcosa di positivo. E invece l’Italia ha preso in mano la partita fin da subito, e seppur più che sfortunata, senza riuscire a trasformare in gol le numerose occasioni create, non l’ha più mollata, credendoci fino in fondo, e, come spesso accade, poi se lo meriti, il premio arriva, anche se si fa molto attendere. Sia chiaro una partita fatta bene, non risolve come d’incanto i problemi degli azzurri, e il lavoro da fare, come ha sottolineato alla fine il “ Mancio” è ancora tanto, però il Ct azzurro ha saputo dimostrare umiltà, correggendo gli errori iniziali, ( su tutti la convocazione di Balotelli, ma anche gli esperimenti con la Polonia a Bologna) e ha dimostrato il coraggio di far giocare quelli che danno del tu al pallone, indipendentemente dall’altezza o dal ruolo, talenti non ne abbiamo tantissimi, ma era chiaro, che quelli che abbiamo, dovevano giocare, sempre. Mancini, come tutti, del resto, non ha inventato nulla, ma ha saputo attingere da tutti, mettendoci del suo, il suo sapere calcistico che non poteva avere dimenticato: il cocktail che ne è venuto fuori è stato un successo clamoroso. Certo non servirà probabilmente a vincere il girone, ( il Portogallo avrà il macht-ball in casa con la già retrocessa Polonia, difficile lo fallisca) ma siamo certi che a Novembre, a San Siro, la partita con il Portogallo sarà affrontata con una rinnovata autostima e fiducia , certi di giocarcela alla pari con i campioni d’Europa. Ora la via maestra è stata tracciata, un bomber, prima o poi verrà fuori, e Chiesa e Bernardeschi devono ancora esplodere. Insomma ora siamo tutti più ottimisti.